Reparti chiusi, ospedali convertiti in Case della Salute. Ai fini del deficit probabilmente ancora non basta, se nel 2017 è stato di 35 milioni. A parte questo, però, il riordino della sanità sta costando anche in termini di perdita di occupazione, soprattutto nel settore dei servizi.
Secondo le stime dei sindacati, negli ultimi due o tre anni 150 posti nel comparto sono andati persi: ai licenziamenti veri e propri, nell’ordine di qualche decina, si aggiungono quelli in cui chi va in pensione non viene rimpiazzato. Le società esterne che si occupano di vigilanza, pulimento e mense interessate dalla razionalizzazione dell’offerta di salute riorganizzano il servizio assegnando il carico ai dipendenti che restano. Il primo segmento a subire tagli è quello della vigilanza armata: forse non è un caso che siano aumentati gli episodi di furti alle strutture sanitarie.
L’ultimo allarme lo lanciano Uiltucs, Fisascat e Filcams e riguarda la procedura di licenziamento aperta nei confronti dei lavoratori della mensa del Cardarelli. In nove sono a un passo dal perdere l’occupazione, su circa 35. Dopo la riduzione dei posti letto all’ospedale del capoluogo che ha prodotto anche la riduzione dei pasti – spiegano i segretari Pasquale Guarracino, Stefano Murazzo e Daniele Capuano – l’azienda ha fatto ricorso agli ammortizzatori: contratto di solidarietà e cassa integrazione. Ma ora ritiene di non poter fare altro che licenziare «lavoratori incolpevoli, che svolgono da tanto tempo il proprio lavoro con esperienza e impegno, che hanno sempre cercato di fronteggiare ogni situazione che si è presentata con la stessa diligenza e professionalità di sempre allo scopo di garantire il miglio servizio possibile a vantaggio di tutti i pazienti dell’ospedale».
Da tempo, ricordano i sindacati, «da tempo incalziamo l’Asrem affinché tale evenienza venisse scongiurata, ma purtroppo nessuno ha preso realmente in mano la situazione e questa è sfuggita di mano con evidenti ripercussioni sui lavoratori e sul servizio: non è possibile, infatti, non considerare il fatto che il paventato tagli di posti di lavoro in un settore così sensibile e delicato come quello delle mense ospedaliere avrà certe ripercussioni oltre che sui lavoratori direttamente coinvolti anche su noi cittadini nel caso in cui fossimo costretti a fare ricorso alle cure».
La società che gestisce la mensa per il Cardarelli, non è la stessa che lo fa al San Timoteo. È uno degli aspetti, la pluralità di interlocutori, che rende difficile controllare i servizi offerti e causa una difformità di trattamento che, con l’Asl unica, non motivo d’essere. Servono nuovi bandi, gli ultimi risalgono a 17 anni fa e, sottolineano i sindacati, l’ultima aggiudicazione è «avvenuta su criteri numerici, norme, leggi e fabbisogni ormai trapassati». Per il pulimento, un appalto importante di oltre 30 milioni (per tutte le strutture Asrem) ancora non riesce ad essere aggiudicato, perché la commissione si sarebbe dimessa una prima volta e poi, ricostituita, a mollare sarebbe stato il solo presidente. Così i mesi passano e si va avanti con le proroghe.
Serve quindi, per le tre sigle, «una discussione globale, che coinvolga sia questa vertenza che altre situazioni più in generale e il tutto dovrebbe essere portato all’attenzione delle aziende, dell’Asrem e della Regione Molise, essendo anche quest’ultima direttamente coinvolta nei processi aziendali che riguardano l’azienda sanitaria regionale». Quanto al caso della mensa, concludono, sarà portato all’attenzione della società, dell’Asrem e della Regione.
r.i.

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