Giovedì alla Calabria è andata malissimo: 160 milioni di disavanzo (60 oltre il gettito garantito dalle entrate proprie della Regione), blocco del turnover e ulteriore aumento delle aliquote fiscali.
Nessun presagio, però. Il Molise da tempo è lontano da numeri così imponenti (in assoluto quel debito il Molise non l’ha mai avuto, ma naturalmente tutto è relativo». Certo, i tecnici del Tavolo Adduce che giovedì prossimo ‘sentenzieranno’ anche sulla nostra sanità guardano i numeri: quello principalmente, oltre agli adempimenti previsti dal piano di rientro.
Un appuntamento decisivo quello al Mef, il primo banco di prova per la nuova struttura commissariale nominata dal governo Conte il 7 dicembre scorso. Un battesimo del fuoco per il generale in pensione Angelo Giustini e l’ex dg dell’Asl di Asti Ida Grossi.
L’obiettivo è il pareggio, i tecnici nell’ultima riunione di novembre avevano segnalato come, avendo il Molise ricevuto molto (per tre anni ha beneficiato del contributo delle altre Regioni), ci si aspettava molto dai suoi conti 2018. Il commissario Giustini è molto cauto ma si dice pure fiducioso. Un risultato, al di là dei numeri di dettaglio che emergeranno giovedì a Roma, sarebbe già la certificazione di un trend positivo che permetterebbe di tenere ferma l’asticella della tassazione (se non anche di dare alla Regione uno spazio di agibilità per manovre di riduzione della pressione fiscale) e magari fissare un tetto di spesa per il personale all’azienda sanitaria più elevato rispetto ai 187 milioni attuali.
Nelle scorse settimane, il governatore Toma ha anticipato qualche dato e la sensazione che il bilancio tenda al pareggio, l’Asrem sarebbe in attivo di 800mila euro (numeri che Toma ha dato in Consiglio qualche seduta fa).
«Sul risultato finale che tutti auspichiamo, ci dovremmo, ci potremmo essere. È fondamentale però mettere a posto i numeri. Perché giustamente noi parliamo di servizi, di assistenza per le malattie cardiologiche, per l’ictus e il tumore. I tecnici – sottolinea Giustini – parlano di numeri. Sistemati questi, nel prossimo triennio potremmo discutere meglio dei servizi».
Il prossimo triennio. Il prossimo piano operativo. Da uno dei suoi decreti, il decreto 30 del 28 marzo scorso, si evince che Giustini ha chiesto all’Agenas «il necessario supporto tecnico-operativo nella predisposizione dei nuovi programmi operativi 2019-2021». Il 22 marzo, con la firma di Giustini che ha fatto seguito a quella del direttore dell’Agenzia Bevere delegato dal presidente Bazzoni, è stata formalizzata la convenzione. Che non fa espresso riferimento al piano operativo, ma tra le altre attività prevede che Agenas supporti il commissario per completare e attuare il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete di emergenza-urgenza e delle reti tempo dipendenti, per la revisione delle reti cliniche specialistiche in particolare quella oncologica, per la revisione del piano dell’offerta di prestazioni specialistiche ambulatoriali, per la gestione dei rapporti coi privati convenzionati e per la definizione degli accordi interregionali sulla mobilità.
La convenzione è a costo zero. Ma oltre a due commissari esterni, ora c’è anche l’Agenas a lavorare sul riordino della sanità regionale. Esperti ma pure loro esterni. «È a garanzia del Molise. Si tratta di una consulenza tecnica super partes – spiega Giustini – Agenas è il braccio operativo del ministero della Salute. Se io e la mia vice sbagliamo, è un ombrello che tutela i molisani. Una supervisione istituzionale che per il nostro lavoro è una certificazione di qualità. Diciamo che dovreste essere contenti». Ma chi scriverà il nuovo piano operativo? E dove? Direttamente, e pubblicamente, a Roma? «Il piano – respinge questa ricostruzione Giustini – lo farà la struttura commissariale, con tutti gli operatori della sanità e col presidente, se vorrà starci. Serve l’aiuto di tutti. Perché la sanità non sta messa bene».
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