Il Tribunale di Campobasso ha riaffermato un principio: l’azienda sanitaria non può unilateralmente ridurre compensi previsti dalla contrattazione collettiva nazionale.
Il Giudice del lavoro, infatti, ha dato ragione a molti pediatri che avevano impugnato il provvedimento che ha decurtato, in virtù di un decreto del commissario ad acta 28 del 3 luglio 2012, le loro spettanze per le prestazioni erogate. Dal 2012, l’Asrem ha trattenuto somme che adesso è stata condannata, invece, a restituire ai medici.
Il motivo del taglio, come si intuisce, è il piano di rientro dal deficit. Ma l’esigenza di risparmio per la magistratura ordinaria non autorizza le Asl a violare la contrattazione collettiva di comparto. Le trattenute quindi sono illegittime.
Numerose le cause intraprese dai pediatri, una trentina, tutti iscritti alla Fimp coordinata dal dottor Donato Meffe e tutte patrocinate dallo studio legale Crocetta di Chieti davanti ai Tribunali molisani. Dodici le sentenze emesse dal Tribunale di Campobasso dopo due anni dal deposito dei ricorsi.
Il decreto dell’allora commissario Iorio è stato disapplicato dal Giudice del lavoro in questi processi e le relative sentenze impegnano l’Asrem solo nei confronti dei medici che hanno promosso le cause.
A parte questi dettagli tecnici, però, è evidente che le trattenute operate in questi quattro anni e mezzo nei confronti dei pediatri (nonché dei medici di base e di quelli della continuità assistenziale) graveranno sui conti della sanità in maniera ancora più pesante, perché l’azienda dovrà pagarle con gli interessi. In linea di massima, secondo alcune stime, si tratterebbe in media di circa 10mila euro per ogni medico.
E i medici che hanno fatto ricorso sono tanti. Al momento non si sa se l’azienda di via Petrella vorrà proporre appello.
Naturalmente soddisfatto per l’esito dei procedimenti, l’avvocato Riccardo Crocetta, legale dei pediatri molisani che si sono rivolti al Tribunale. Così commenta a Primo Piano Molise: «Siamo contenti che il Tribunale di Campobasso abbia affermato, anche in Molise, il principio precedentemente riconosciuto dalle corti abruzzesi, che neanche il commissario ad acta può violare il sacrosanto diritto dei lavoratori alla giusta ed equa retribuzione stabilita dalla contrattazione collettiva».
r.i.

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