Nuova manifestazione, alla quale già si lavora, da tenersi davanti al Consiglio regionale. E, stavolta, ci saranno anche gli studenti di Campobasso che – secondo quanto racconta Emilio Izzo – hanno contattato i ‘colleghi’ di Isernia e di Agnone per spiegare le ragioni dell’assenza al corteo che ha invaso piazza Montecitorio lunedì scorso.
C’è poi la certezza di essere interlocutori, con posizione dominante nelle trattative a livello regionale e non: un solo gruppo – anche se composto da diversi comitati – quello che Andrea Di Paolo, Dilma Baldassarre, Emilio Izzo, Oreste Scurti e don Francesco Martino rappresenta le istanze di una intera regione che ha rialzato la testa. La certezza di un nuovo corso arriva dagli esiti della manifestazione romana, dalle interlocuzioni avute con il ministro Provenzano e con l’onorevole Paolucci. Perché, nella sostanza, chi la dura la vince. E così le richieste arrivate sui tavoli romani e la voce grossa che si è alzata dalla piazza sono state ascoltate e recepite, spiegano. Il pressing continua e vuole coinvolgere anche i comitati a difesa della sanità che sono ‘centrati’ su Campobasso, la cui voce non si è alzata lunedì scorso. Non è questione di inviti, sintetizza Izzo davanti alla sede dell’Asrem dove tutti i portabandiera della protesta sulla sanità hanno incontrato la stampa nonostante la pioggia battente. «Del resto durante l’audizione del 10 dicembre in Consiglio, io ho invitato tutti». Non c’è spazio per le polemiche, perché, ribadiscono, la battaglia è anche per quei comitati che non hanno risposto all’appello. L’accentramento di ogni attività al Cardarelli significherà che «non ci sarà spazio più per nessuno» spiega Scurti. È tempo di incassare i risultati – contenuti nel Patto per la Salute – e guardare avanti, a quello che verrà e a come essere presenti lì dove poi quanto scritto nero su bianco diventerà concreto, avrà effetti sui cittadini. «Le persone stanno capendo, stanno prendendo coscienza che la desertificazione, lo spopolamento sono il risultato del taglio dei servizi» sottolinea Andrea Di Paolo, referente del Soa. «A Roma noi abbiamo chiesto il rispetto della Costituzione, dell’articolo 32. In merito all’incremento dei fondi, abbiamo ribadito che occorre un maggiore controllo sia su quanto speso in passato sia su quelli che saranno gli impegni economici del futuro. C’è bisogno di una politica sana e dell’abbattimento delle sperequazione tra pubblico e privato» rimarca Scurti. Per don Francesco restano la soddisfazione del risultato raggiunto e la delusione legata alle non decisioni assunte del Consiglio regionale. «Toma e l’Aula potevano dare le linee di indirizzo, invece è stato evidente il blocco legato ai troppi interessi. A Roma, invece, siamo stati ascoltati. Lo chiediamo da anni ma oggi registriamo un cambio di passo di questo governo che ha promesso di attenzionare in maniera particolare le aree periferiche». Dilma Baldassarre ringrazia chi ha partecipato, chi ha contribuito economicamente alla trasferta, Aida Romagnuolo, unica consigliera regionale presente in maniera discreta e i sindaci che hanno rappresentato i territori. «Non siamo più protesta, siamo proposta: siamo ai tavoli, in una posizione di dominio. E se Toma sarà commissario, bene: sapremo con chi prendercela.
Intanto sappiamo che non siamo più soli» sottolinea Emilio Izzo. «L’ho capito quando ho scoperto che, dopo essere stato giustamente multato nel giorno della manifestazione a Roma, chi mi ha comminato correttamente la sanzione, ha deciso anche di pagarla per me. Perché sapeva come mai la mia macchina era parcheggiata lì».

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