Si insedierà il 29 febbraio. Passaggio di consegne con la commissaria Virginia Scafarto – che i rumors danno da tempo papabile direttore sanitario dell’Asrem targata Toma – e poi Oreste Florenzano entrerà nelle funzioni di direttore generale dell’azienda sanitaria.
L’incarico conferitogli con decreto dal presidente della Regione sarà formalizzato nei dettagli – per esempio la durata che il decreto 502 prevede in tre anni prorogabili per altri due ma che nel provvedimento del vertice di Palazzo Vitale non è specificata – con la direzione Salute. Il compenso, invece, è indicato: è lo stesso del suo predecessore, 150mila euro lordi all’anno. A cui si aggiungerà l’indennità di risultato: al massimo il 20% del trattamento economico al raggiungimento degli obiettivi che sono stati fissati da una delibera dell’11 dicembre 2019.
La delibera approva il nuovo sistema di valutazione degli obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi del dg Asrem. Sono 14 i compiti che il manager napoletano – attualmente direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera San Pio di Benevento – dovrà spuntare nel suo primo anno di mandato. Ogni scheda contiene anche gli indicatori e la formula di calcolo relativa.
Il primo obiettivo, nei fatti, è stato già avviato dall’ex dg Sosto prima di lasciare via Petrella per l’Asl Napoli 3: si tratta della stabilizzazione del personale precario, in particolare la stabilizzazione prevista dall’articolo 20 del decreto Madia. La prima fase, relativa agli avvisi pubblici, si sta chiudendo in queste settimane. Florenzano sarà ‘giudicato’ sulla base della percentuale del personale che, avendo i requisiti utili previsti dalla norma, sia stato avviato alle procedure di stabilizzazione con conseguente approvazione della graduatoria finale di merito per l’anno 2020.
Ogni obiettivo ha un peso numerico. Quello più elevato, 9, è il monitoraggio e la garanzia dei tempi di attesa per visite, interventi ed esami in coerenza con il piano nazionale 2019-2021 e col relativo piano regionale. In sostanza, al neo dg l’arduo compito di ridurre i tempi di attesa della sanità molisana.
Tempi che non di rado sono alla base di scelte che portano i pazienti fuori regione. Altro obiettivo importante è quello della riduzione della mobilità passiva extraregionale, è inserito fra le priorità della programmazione. Nel 2018 il Molise ha maturato un debito di 80.7 milioni con le altre Regioni: 52.9 per prestazioni ospedaliere. Storicamente – si legge nella scheda allegata alla delibera 489/2019 – i valori maggiormente significativi si rilevano in ordine alle discipline di ginecologia e urologia, per le quali è stato registrato complessivamente un numero di dimissioni di pazienti molisani da strutture extraregionali pari a 2.382 e un corrispondente valore economico pari a 3.6 milioni. L’obiettivo specifico per il direttore generale è di realizzare azioni ed interventi che consentano il mantenimento o l’incremento (entro la soglia del 15%), a partire dal dato dell’anno 2018 e per ciascuna annualità successiva, del numero delle prestazioni, con riferimento esclusivo ai residenti in Molise, relative alle discipline di Ginecologia e Urologia.
Visti gli importanti investimenti della sanità molisana in tema di assistenza domiciliare integrata, la Regione ritiene essenziale conservare il primato italiano rispetto al numero di anziani assistiti in Adi che nel 2017, secondo il dato certificato nella griglia Lea, è stato pari al 5,35%.
Infine, tra gli obiettivi si segnala il rispetto dei tempi di pagamento dei fornitori. Compito in cui l’azienda ultimamente ha peggiorato la sua performance almeno stando alle notizie che arrivano alla stampa – per cause più o meno note e forse la principale è che essa stessa riceve in ritardo le rimesse dalla Regione – e che, come prevedono le nuove norme, al direttore può costare il 30% dell’indennità di risultato: cifra che non è riconosciuta qualora l’azienda sanitaria registri ritardi superiori a 60 giorni oppure in caso di mancata riduzione di almeno il 10% del debito commerciale residuo.

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