Il decreto nazionale stabilisce che ai privati convenzionati che entrano nei piani di gestione Covid delle aziende sanitarie pubbliche sia riconosciuto il 70% del dovuto per il 2020 naturalmente calcolato in dodicesimi (quindi su base mensile). Il decreto 26 dell’8 aprile scorso a firma del commissario Giustini, invece, riconosce per i mesi marzo e aprile il 95% di quanto liquidato nel primo bimestre del 2020. Quando i privati lavoravano normalmente. Sulla notizia, pubblicata venerdì scorso dai Primo Piano Molise, interviene il Pd.
«È del tutto evidente l’illegittimità del decreto del commissario della sanità. Credo si tratti sicuramente di un errore a cui si porrà rimedio. Tuttavia la gravità dell’errore impone alle forze politiche di segnalarlo e di diffidare il commissario a porre rimedio e a rettificare immediatamente l’atto», sostiene Stefano Buono.
Due le questioni, a suo parere, fondamentali: la soglia consentita (95% rispetto al 70) e il fatto che la remunerazione debba avvenire come acconto e salvo conguaglio a seguito di rendicontazione. «Esemplare il provvedimento della Regione Campania che in un primo momento aveva deliberato rimborsi nei limiti del 95% del budget ma successivamente, in recepimento del dl 23/2020, ha abbattuto la quota al 70% precisando, diversamente da prima, l’obbligo di rendicontazione delle prestazioni».

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