Uno dei momenti più duri che ricorda dell’emergenza Covid, racconta Oreste Florenzano, è il giorno in cui il Molise ha registrato la prima vittima. A capo dell’Asrem dal 29 febbraio, il 2 marzo fu individuata la paziente 1 della regione. Ora che la fase emergenziale è alle spalle, il direttore generale dell’azienda sanitaria del Molise supera il traguardo dei primi 100 giorni riscrivendo, o meglio scrivendo (perché finora a imporre la sua priorità era stato il virus), la lista delle priorità.
Intanto c’è la questione Covid hospital, su cui sarà Roma a dire l’ultima parola. Larino o soluzione alternativa a Campobasso, assicura Florenzano, «con determinazione e tranquillità» l’Asrem farà la sua parte. Non dimentica però di far notare che «chi si troverà in prima linea in caso di recrudescenza del fenomeno sarà l’Asrem, non solo il direttore generale ma tutta l’azienda».
Al netto dell’emergenza coronavirus, direttore, un suo bilancio più complessivo di questi primi 100 giorni.
«Abbiamo continuato con grande sforzo a puntare sul reclutamento del personale, in special modo del personale medico. Ci stiamo provando con tutte le tipologie di assunzione che esistono. Un altro settore molto importante è quello del bilancio dell’azienda e della sua capacità di fare onore ai propri debiti. Ho avuto parecchio da sudare in questo mese per cercare di recuperare il necessario per pagare i nostri fornitori. Spero che si possa trovare una soluzione più definitiva, in modo che non siamo in affanno noi e loro, che poi aspettano il pagamento del lavoro effettuato, con tutto quel che ne sussegue in termini di gestione delle loro aziende. Poi c’è l’aspetto delle tecnologie: bisogna ammodernare questa azienda e farlo in maniera mirata e intelligente. Come dico spesso, non abbiamo denaro a sufficienza per prendere anche il superfluo. Dobbiamo riuscire a prendere le cose importanti, che ci occorrono per dare una migliore assistenza. Devo fare poi l’atto aziendale, che è l’atto programmatico. Non l’ho potuto ultimare in questo periodo di pandemia ma adesso ci stiamo lavorando. È molto importante perché darà la ristrutturazione dell’azienda e il senso di quello che vogliamo realizzare. Altre criticità le abbiamo sul territorio, sempre legate alla scarsezza del personale, in particolare di quello medico. Complessità che però forse erano quelle che ci si immaginava, fanno parte della gestione di un’azienda. Forse, quindi, il peggio è passato…».
Per un’assistenza più appropriata ed efficace, il territorio è una chiave di volta fondamentale. Qual è la sua idea di assistenza territoriale?
«Il territorio è la cosa più importante, perché lì si svolge la prevenzione. Per una popolazione molto anziana, come quella del Molise, una buona assistenza territoriale è il viatico per poter garantire e migliorare quella ospedaliera. L’idea che avevamo era di utilizzare le risorse presenti, quindi anche Larino e Venafro senza dimenticare l’ospedale di Agnone, per agire con intelligenza e determinazione su questi aspetti. Se cambia la prospettiva, devono cambiare le iniziative. Quindi, sono in fervente attesa e mi auguro che si decida, anche il Ministero decida, qual è la strada che si intende seguire. Un piccolo dispiacere c’è, la scelta di ‘Larino Covid’ credo sia molto onerosa e distoglie risorse che potevano essere utilizzate nella stessa Larino per creare qualcosa che duri più a lungo. Le malattie infettive, fino a qualche mese fa, erano in dismissione, avevamo solo tre posti al Cardarelli. La pandemia ha sconvolto i piani. Ci siamo attrezzati e abbiamo saputo rispondere, non ci siamo trovati nelle situazioni del Nord Italia. Immaginare di investire tante risorse, quando anche altre Regioni che hanno forse speso molto di più su ospedali Covid e si domandano cosa ne faranno, ci deve far riflettere. Comunque, noi agiremo con determinazione».
Rapporto fra pubblico e privati convenzionati: in generale e in particolare rispetto al recupero delle liste d’attesa dopo la sospensione di visite ed esami non urgenti nel lockdown.
«Io mi occupo di un’azienda pubblica che in relazione al gap di prestazioni che si è creato sta già lavorando alacremente, con la ridefinizione delle agende e il recupero delle prestazioni non rese.
In relazione alla collaborazione coi privati accreditati, non è un mio compito di programmazione. È competenza di altre figure e alle loro scelte noi ci adegueremo».
Sul suo tavolo molte gare in attesa di essere affidate da parte della centrale di committenza della Regione. Alcune fondamentali, altre fin troppo risalenti.
«Eh sì. Come prima cosa, poiché la mia formazione è quella di un avvocato, mi sono documentato sulla situazione degli appalti. Ho trovato una situazione in cui si parlava di gare antecedenti al 2012 e non va certo bene. Abbiamo quindi inviato alla centrale di committenza l’elenco delle gare in sospeso e che riteniamo di sollecitare. C’è stato di recente un cambio al vertice della Cuc, abbiamo una buonissima interlocuzione con l’avvocato De Lisio e stiamo partendo con le gare più importanti e necessarie, che devono essere sbloccate quanto prima. Per dirne una, il Cup attuale non ci consente di gestire in maniera appropriata gli orari delle visite e in questo momento è una grandissima criticità. Mi auguro, e ne sono convinto, che il nuovo impulso di questa struttura con la quale collaboreremo ci porterà a risolvere molte situazioni».
Alla terna manca ancora il direttore amministrativo. Che tempi si dà?
«Io non vedo l’ora di completare la terna della direzione strategica perché credo molto nel lavoro di squadra. La mancanza di un direttore amministrativo si sente, è un lavoro importante e spesso determinante. Il motivo per cui non ho ancora proceduto alla nomina è che sto aspettando il completamento della procedura dell’albo regionale del Molise, da cui vorrei attingere».
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