Che il clima da qualche mese non sia proprio dei migliori era chiaro. La vicenda che ha riguardato l’invio a Roma di due progetti per il rafforzamento della rete ospedaliera in virtù dell’emergenza Covid-19 ha reso plasticamente l’idea di quel che sta accadendo nella sanità molisana.
A Roma, ribadisce il generale Angelo Giustini, è stato validamente inviato un piano, quello che riguarda il Vietri e che porta la sua firma. La sua sola firma. Già, perché Giustini (come già fatto in una trasmissione di Telemolise venerdì scorso), ripercorre le tappe che hanno portato alla trasmissione, il 16 giugno attraverso la piattaforma Siveas, dell’elaborato per la realizzazione a Larino di un dipartimento interregionale (o di un Irccs) per le malattie infettive e, quindi, nell’immediato di un centro per la cura del Covid. «Pur rispettando la legge sono rimasto solo. Eppure era un atto dovuto…».
A inizio maggio, ricorda Giustini, aveva chiesto alla direzione Salute e all’Asrem un progetto per il Vietri. «Mi hanno detto per due volte no. Il progetto che ho inviato, per tempo e validamente, è stato redatto non dall’Asrem, non dal dipartimento di Prevenzione o dall’ufficio tecnico manutentivo. Ho dovuto rivolgermi ad altre persone, tecnici naturalmente, che lo hanno fatto gratis e che ringrazierò comunque». Il commissario della sanità ha messo nero su bianco quanto è avvenuto. Ha inviato la nota ai Ministeri, al presidente della Regione. Ricordando anche dell’incarico che lui aveva dato al direttore del distretto di Termoli Giorgetta, che però poi non ha potuto occuparsi del progetto perché la direzione generale ha messo per iscritto che non ne aveva la competenza e il ruolo, pare sia stato ipotizzato anche un procedimento disciplinare.
«Ho protocollato tutto e a tutti. Nessuno può dire adesso di non sapere». Ha scritto che l’Asrem non lo ha supportato. «L’ultimo giorno, o il penultimo, mi è arrivata la Pec dall’Asrem (con la relazione per il centro Covid di Larino, ndr). Ma io avevo già spedito il progetto. Progetto, lo ricordo, voluto da 120 sindaci, da quasi tutti i comitati e votato dal Consiglio regionale».
La scelta di Ida Grossi, sua vice, di apporre la firma sull’altro progetto (quello di dg Salute e Asrem per il centro all’hospice del Cardarelli) o meglio la scelta di non firmare con lui per il Vietri, invece, la rispetta. «L’ho rispettata. Certo non ha sostenuto la struttura commissariale, ma il piano l’ho firmato io e me ne sono assunta la responsabilità».
A decidere ora sarà Roma. Giustini rivendica un comportamento lineare e in linea con le norme nazionali, sia quelle che individuano le sue competenze sia quelle sulla gestione dell’emergenza Covid. «Sono loro i tecnici. E alla loro decisione noi diremo signorsì. Qual è il problema?».
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