Primario di ortopedia da 21 anni, è uno dei simboli della sanità pubblica. Dal 30 settembre Pancrazio La Floresta lascerà il Cardarelli, si è licenziato dando all’Asrem il preavviso di legge: 60 giorni. Ne ha 30 per ripensarci. Dopo la riunione in via Petrella non lo ha fatto. Aspetta atti concreti, uomini soprattutto per mettere insieme turni sicuri.
Ci ha provato il dg Oreste Florenzano a convincerlo, illustrandogli le iniziative che saranno messe in campo. A Teleregione, l’avvocato ha assicurato che il colloquio è stato molto positivo, al dottore ha illustrato le azioni per «recuperare su alcune discipline importanti ma in sofferenza». Il rilancio della sanità, ha detto ancora, «si concretizza acquisendo le prestazioni di nuovi professionisti ma anche e soprattutto mantenendo quelli bravi». Florenzano attende ora di sapere quali saranno le determinazioni del dottore che avrebbe però già compiuto un’altra scelta professionale.
La Floresta è primario di una branca che negli anni ha perso braccia e gambe: sempre meno professionisti nei reparti pubblici, concorsi deserti, tagli a profusione per rientrare dal debito e investimenti al palo. Perfino quelli strappati al rigore dei conti, come quel piano che risale ai tempi di Frattura e prevede l’acquisto del robot Da Vinci utilizzato nelle migliori chirurgie d’Italia, fermi perché Roma non li sblocca. Non è un caso che sia l’ortopedia la branca che produce più della metà della mobilità passiva. A Ferragosto, scommette chi lavora da anni col dottore, sarà lui a garantire la reperibilità. Come ogni anno. Non è questo che pesa al primario. Ma il progressivo depauperamento dei servizi.
Si parla già di un suo approdo a Villa Esther a Bojano, al posto del compianto Presutti.

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