Un anno fa, i genitori con figli affetti da disturbo dello spettro autistico hanno chiesto all’Asrem l’erogazione del trattamento riabilitativo comportamentale specifico con metodo Aba. Obbligo previsto dalla legge 134/2015 e prestazione inserita nei Lea. Non avendo ottenuto risposta, si sono rivolti al Tribunale di Campobasso. Il ricorso curato dall’avvocato Rosario Ciccotelli è stato accolto a marzo: l’azienda sanitaria è stata condannata a erogare direttamente la prestazione o rimborsare i costi sostenuti presso altre strutture. Sono passati quasi sei mesi e, salvo indicazioni generiche comunicate telefonicamente, la presa in carico – sintetizza il presidente dell’associazione Genitori Autismo Molise Vincenzo Germano – appare ancora un miraggio.
Non solo, le famiglie interessate si sono viste negare pure le richieste di rimborso delle spese già sostenute. Diniego che è stato impugnato. Ma la situazione, non esita a denunciare Germano, «è diventata insostenibile». Intanto per «la mancata considerazione verso le difficoltà di famiglie che vivono situazioni di disagio oggettivo, non solo psicologico ma anche economico». Inoltre, perché si tenta di «prendere in carico i bambini tramite strutture pubbliche ancora inadeguate per strutture e personale». Il che «rischierebbe di creare ulteriori danni a bambini che già nei più semplici cambiamenti trovano un nemico ostile e che sono ancora alle prese con il recupero delle abilità e della socialità perse a causa dell’isolamento imposto dal lockdown degli scorsi mesi. Oppure, fatto ancora più grave, rischierebbe di creare “pazienti di serie A e pazienti di serie B”» perché alcune famiglie potranno permettersi di continuare a pagare il trattamento da parte dei privati e altre no.
È recente un’altra condanna: l’Asrem dovrà prendere in carico altri due bambini mentre dalle sue memorie difensive – ancora Germano – si evince che potrà farlo in misura ridotta.
«E così, alcuni dei nostri bambini avranno la fortuna di continuare a seguire le migliori terapie ed altri, le uniche a disposizione gratuitamente (di cui comunque ancora non vi è alcuna certezza), con l’ulteriore ipotesi di un ulteriore sballottamento nel caso in cui l’Asrem sia definitivamente dichiarata non idonea alla presa in carico da un Tribunale», conclude amaramente. Non prima però di aver chiamato in causa la Regione «che potrebbe, tramite una modifica legislativa, consentire l’accreditamento delle strutture private già operative per garantire le posizioni di tutti nell’attesa che la struttura regionale competente sia resa idonea rispetto alle terapie richieste». Perché si tratta di rispetto leggi che sono dalla parte di genitori e figli autistici ma anche «del dovere morale delle istituzioni di fare e fare bene nei confronti dei più deboli».

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