Il Cardarelli, l’ospedale più grande del Molise e centro di riferimento per le patologie tempo dipendenti, dal 5 ottobre torna in lockdown: in contrada Tappino saranno assicurati solo gli interventi urgenti. Con buona pace dei livelli essenziali di assistenza. Ed è spaventoso solo pensare alla lunghezza delle liste di attesa che questo provocherà.
Stavolta non c’entrano l’emergenza sanitaria in corso, le direttive ministeriali anti contagio e la caratteristica di hub misto che la direzione dell’Asrem ha voluto dare al presidio (hub per il Covid e hub per tutto il resto), motivi per i quali nei mesi in cui l’Italia è rimasta chiusa e in seguito perché la terapia intensiva era occupata da malati di Sars-Cov2 non si effettuavano operazioni chirurgiche in elezione. Stavolta si garantiscono solo le emergenze – a meno che entro lunedì non accada il miracolo e ne entrino in servizio almeno un paio – perché mancano gli anestesisti. Non ce ne sono abbastanza per assicurare entrambe le attività.
Il primario Romeo Flocco ha lanciato l’allarme a maggio. Riavvolgendo un po’ il nastro, però, va detto che la carenza di anestesisti e rianimatori nell’organico Asrem è vecchia di qualche anno e molto più consistente rispetto ai cinque posti messi a bando con l’ultimo concorso approvato dall’attuale dg Florenzano a inizio aprile. Ma bisogna fare i conti con le casse e con i limiti alle assunzioni imposti dal tavolo tecnico, essendo il Molise ancora commissariato.
Cosa è cambiato adesso? Che alle carenze già conclamate si sono aggiunti, per esempio, tre pensionamenti. Dal 1 ottobre, il dottore Flocco può contare su tre colleghi in meno. Sono nove i dirigenti medici effettivi e, umanamente, possono effettuare 342 ore lavorative settimanali, senza considerare i congedi. Tanto basta a coprire solo le urgenze.
Il 19 maggio Flocco lo ha scritto ai direttori generale e sanitario dell’Asrem e ai colleghi che guidano i reparti di specialità chirurgiche: dal 5 ottobre si garantisce solo l’urgenza fino a quando non arriveranno nuovi specialisti. Oggi, quattro mesi e mezzo dopo, il concorso a tempo indeterminato è alle battute finali ma non è concluso (18 gli ammessi che ora devono sostenere le prove). L’avviso a tempo determinato, sempre per cinque unità, aveva trovato solo due adesioni. Due professionisti che allo stesso Florenzano avevano comunque assicurato l’accettazione dell’incarico, giusto il tempo del preavviso (un mese) e sarebbero arrivati. È di queste ore invece la doccia fredda: hanno rinunciato. Punto e a capo. Ultime speranze puntate sulle procedure per incarichi libero professionali. «Il direttore dell’Asrem, a cui ho chiesto di tenermi costantemente aggiornato su questa situazione, mi ha appena fatto sapere: stiamo contrattualizzando cinque anestesisti a partita Iva», spiega il presidente della Regione Donato Toma. Che pur non avendo competenze sulla sanità, sono affidate ai commissari, su questa come su altre criticità che rischiano di mandare in tilt il sistema si è esposto in prima persona.
Considerando i tempi delle procedure libero professionali, di norma una settimana dalla pubblicazione degli avvisi, è difficile comunque che entro lunedì Asrem riesca a dare al dottor Flocco le forze che ha chiesto. E quindi, seppure temporaneo, il lockdown ci sarà.
«Il numero degli anestesisti di Campobasso è insufficiente, per via di una grave carenza, a garantire l’attività in elezione e le urgenze», conferma a Primo Piano il primario. «Al momento a me non è stata assegnata alcuna risorsa. Sono in corso manovre per il reclutamento di personale, questo lo sappiamo. Quando avremo le risorse necessarie si ripartirà con l’attività in elezione. Confido, naturalmente, in un reclutamento in tempi brevi perché suppongo, e non può essere che così, che ci sia il massimo impegno di tutti e che quindi presto ci sarà una soluzione. Potremo così recuperare il tempo perso», conclude.
Utilizzando quattro sale operatorie, prima del Covid il Cardarelli eseguiva circa 400 interventi al mese, comprese le urgenze, a cui vanno aggiunti i 250 di oculistica. Le urgenze si possono considerare un terzo del totale, meno comunque della metà. Questo per avere un’idea del volume di operazioni che ora si fermano di nuovo. Patologie che rischiano di diventare, fra qualche mese, emergenze pericolose (vale per esempio per quelle che possono cancerizzarsi).
Nell’estate del 2019 – per colpa del Covid sembra un’eternità – negli ospedali molisani rischiarono di chiudere i Pronto soccorso, o comunque di dover ridurre orari e prestazioni, naturalmente per carenza di personale: concorsi deserti, il no del tavolo tecnico al ricorso alle società esterne per il reclutamento di medici, il Molise che non attrae. Però non accadde: abnegazione del personale, colleghi ‘prestati’ dagli altri reparti, perfino un accordo con cui l’allora direzione generale garantì agli infermieri – fu la prima volta – le prestazioni aggiuntive quando ci fu da coprire i turni di ferie. Un anno dopo a capitolare – tutti sperano solo temporaneamente – è la rianimazione dell’ospedale regionale. Eravamo al lumicino e adesso si è spento?
Drammaticamente curioso, poi, che a mancare siano ancora gli anestesisti, figura centrale nella cura del Covid, gli eroi che ne combattono la faccia più feroce, e per i quali il governo ha autorizzato proprio per l’emergenza in corso assunzioni straordinarie e incentivi. Per esempio, il piano ospedaliero Covid del Molise prevede il reclutamento di oltre una decina di anestesisti. Peccato che quel piano non riesca ancora a partire.
rita iacobucci

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