Ritardi e non dolo all’origine della difficoltà di alcune Regioni a inviare dati completi. Il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro risponde così durante la conferenza stampa sugli indicatori che hanno portato al dpcm in vigore da oggi. E resta sullo sfondo – dopo aver ascoltato le spiegazioni di Brusaferro e del capo della Prevenzione del Ministero Rezza – la sensazione che la partecipazione del sistema Regioni al monitoraggio settimanale (in cabina di regia per la Conferenza ci sono i rappresentanti di Lombardia, Umbria e Campania) significhi anche un diverso livello di ammissione di difficoltà.
Quello che porta al report su cui poi il ministro Speranza decide la classificazione dei singoli territori (zona rossa, arancione o gialla con diversa gradazione di misure restrittive) è «un percorso condiviso», ha sottolineato Bresaferro. Tre le categorie di indicatori prese a riferimento: «Indicatori di processo che mostrano quanti i nostri sistemi sono in grado di completare tutte le variabili che stiamo indicando, fondamentale per la completezza del dato. Poi indicatori di esito, quanto velocemente corre l’infezione nel nostro territorio. E infine altri indicatori di processo sulla capacità di risposta e di resilienza del sistema sanitario. Dall’incrocio di questi algoritmi – ha concluso – si arriva a una matrice che colloca il contesto regionale esaminato in livelli da molto basso a molto alto».
Rt ma non solo. Rt (in Molise è 1.86 nella settimana presa a riferimento per il primo decreto di Speranza di mercoledì sera ma è 2.1 se considera il periodo 8-21 ottobre) e poi capacità di identificare i focolai (se noti e riconducibili a una fonte di contagio o no), mancato superamento (o al contrario superamento) delle soglie limite di occupazione dei posti letto disponibili (30% per le terapie intensive, 40% per i posti di area medica). Sono questi i criteri su cui si valuta se e quanto il sistema di sorveglianza e sanitario di una Regione ha bisogno di misure di contenimento.
Per ora il Molise è in zona gialla. L’occupazione della terapia intensiva dal 19 al 25 ottobre era all’8%, nella settimana successiva è passata al 15%.
Dopo 14 giorni ci potrà essere una descalation (o una non auspicabile escalation) per le regioni.
Lombardia (perché zona rossa?) e Campania (perché zona gialla?) alcuni dei casi affrontati da Rezza e Brusaferro in conferenza stampa. E poi la Calabria: numero di casi e incidenza non allarmanti. Ma Rt «abbastanza elevato» che «ci porta a pensare che la situazione potrebbe diventare più critica nel prossimo futuro». Ancora, «una percentuale di occupazione delle terapie intensive e delle aree mediche superiore al 50%», indice di resilienza importante. Rezza ha aggiunto che la Calabria ha alert di resilienza sulla numerosità del personale e «anche sull’auto valutazione, parametro qualitativo che ci dice: non ce la facciamo in questo momento a contenere». In sintesi, pur non essendo uno degli indicatori, «la Calabria è una regione bellissima. Rifornisce il Paese di ottimi professionisti al Paese, ma la criticità strutturale in termini di sistema sanitario ha la sua importanza». Appunto.
r.i.

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