Testimoni non ideali ma reali, consapevoli e motivati. Contro un virus pandemico l’arma decisiva è il vaccino. Medici, infermieri, operatori sanitari dei reparti più a rischio del Cardarelli – malattie infettive, rianimazione, pronto soccorso, 118 e Usca – sono in ospedale da prestissimo. Volontari apripista e pronti alla prima dose, il richiamo fra una ventina di giorni. Sono loro gli starter di questa corsa finalmente a parti invertite: piano piano sarà il virus a rincorrere (si spera sempre più inutilmente) la popolazione che man mano sarà immunizzata.
Le 50 dosi destinate al V-Day del Molise, trasportate dall’Esercito e scortate dalle forze dell’ordine, arrivano al Cardarelli che da poco è giorno. Le prende in consegna il direttore sanitario Asrem Virginia Scafarto.
Alle 8.30 più o meno le prime iniezioni. Sono due in contemporanea, all’infermiera dell’area Covid di malattie infettive Claudia Marcucci e al primario di terapia intensiva Romeo Flocco. Poi altri infermieri, anestesisti, medici e operatori sanitari. Trenta in totale, 15 donne e 15 uomini. Oltre al personale del Cardarelli, da Larino un giovane medico dell’Usca e da Isernia un infermiere del 118. Altre 20 dosi vengono somministrate agli ospiti della casa di riposo di Ripalimosani.
«Non ho avuto paura, no. Lo spirito con cui ho scelto di propormi per il vaccino è quello della responsabilità verso tutti e dell’amore verso gli altri e verso noi stessi», dice dopo l’iniezione Claudia. Momenti che faranno la storia e che nella sua storia personale hanno richiamato alla mente, racconta, «tante cose, dall’inizio abbiamo affrontato questa pandemia senza conoscere quello che avevamo di fronte». Quel che la muove è «la grande speranza di finirla e tornare alla vita normale».
Una svolta, sottolinea il dottore Flocco, perché «la vera arma contro una pandemia virale è il vaccino. Da parte nostra c’è un livello di soddisfazione importante. Questa è una giornata simbolica e noi siamo le persone giuste che devono dare il segnale. Il vaccino è testato, sicuro ed efficace, bisogna vaccinarsi altrimenti non ne usciamo». La campagna sarà lunga, «un lavoro molto impegnativo e richiederà tempo, i veri effetti li vedremo dopo l’estate. Quindi la cautela è necessaria e credo che la mascherina sia un gadget che dovremo utilizzare per molto tempo. Vaccinatevi, finalmente abbiamo quest’arma: vacciniamoci tutti», aggiunge.
Insieme a lui anche giovani anestesisti del suo reparto. «Siamo emozionatissimi. Al centro di una svolta storica e assai fiduciosi nella scienza e nel progresso, finalmente stiamo sconfiggendo il nemico». Tra le parole chiave dei camici bianchi volontari per il vaccino, «la memoria per chi non ce l’ha fatta, per chi ha sofferto e continua a soffrire, la gratitudine per chi si è impegnato nella progettazione del vaccino e per tutti i nostri meravigliosi colleghi, infermieri e operatori e infine la speranza per il futuro».
Mentre aspetta di entrare, il medico del pronto soccorso Liberatore Natale ripete: «Del vaccino non dobbiamo aver paura. Non c’è nessun pericolo. È una cosa che un po’ mi emoziona, essere tra i primi vaccinati in Italia e in Europa, è una cosa che dà responsabilità e io mi sentivo in dovere di farlo senza nessuna remora. Spero che non ci siano polemiche, ci farà cambiare sicuramente la vita».
All’appuntamento, oltre al direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano, a quello amministrativo Antonio Lastoria, e alla coordinatrice organizzativa della giornata inaugurale al Cardarelli Antonietta Licianci, anche il presidente della Regione Donato Toma. «Mi sono commosso, è un giorno simbolo che rimarrà nella storia». Entra per un breve saluto ai primi volontari nella stanza dove viene somministrato il vaccino contro il Covid e non nasconde l’emozione. Emozione che poi conferma ai giornalisti. «Avremmo voluto non esserci nella storia perché non avremmo voluto la pandemia. Ma proprio per questo è ancora più importante il V-Day. Ho ritenuto che il presidente della Regione dovesse essere qui con tutti gli operatori sanitari, loro sono in prima linea, noi siamo il simbolo». Dopo lo start «arriveranno in questi giorni oltre 9mila vaccini, ai primi di gennaio vaccineremo il personale sanitario, su base volontaria, e gli ospiti delle case di riposo e rsa», aggiunge Toma. Che conclude: «È un momento eccezionale, che ripaga loro, e noi che siamo stati in una seconda linea, di tutti gli sforzi fatti finora».
In tarda mattinata poi chiama per conoscere le condizioni dei volontari. E si sente rispondere quello che tutti si auguravano: nessun problema, stanno tutti bene.
rita iacobucci

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