Alle 18.30 di ieri l’azienda sanitaria del Molise aveva somministrato 2.057 dosi di vaccino anti Covid delle 4.925 che le sono state distribuite dalla Pfizer. In percentuale, il 41,77%.
Il report preparato da via Petrella spiega anche che «il Ministero estrae i dati dal database in orario diverso dal presente bollettino, pertanto possono esserci differenze».
Altre tre le case di riposo immunizzate ieri dalle squadre del servizio territoriale: Villa Anna a Campobasso, la fondazione Opera Serena a Termoli e Villa Le Ginestre a Isernia. Rispettivamente le dosi inoculate sono 36, 68 e 46. Le foto di questo servizio sono relative a Villa Anna, struttura che, ha sottolineato il responsabile Diego Marcos, è stata fino ad oggi Covid free. Per gli anziani, essendo ieri il giorno dopo l’Epifania, non sono mancati anche piccoli ma significativi doni.
È proseguito senza sosta pure il lavoro delle squadre in campo nei tre punti vaccinali ospedalieri (che si occupano del personale sanitario): 128 i vaccini somministrati al San Timoteo, 180 al Cardarelli e 107 al Veneziale.
Duemila dosi in quattro giorni, dunque, con una media che si attesta sui 500 vaccini. Dati che riallineano la regione alle altre regioni italiane, non ancora a quelle virtuose, con cui il paragone è però poco coerente: Veneto, Toscana, Lazio hanno personale e strutture imparagonabili a quelle attuali del Molise. Che comunque si piazza oltre metà classifica: peggio (aggiornamento di ieri pomeriggio alle 14) hanno solo Calabria, Sardegna, Valle d’Aosta e Lombardia: quest’ultima sempre più caso politico e organizzativo oggettivamente.
«Abbiamo distribuito 919.425 vaccini, quasi un milione, su tutto il territorio nei 293 punti di somministrazione. Per questa prima fase ci siamo dati l’obiettivo di somministrarne almeno 65-67mila al giorno e stiamo superando questo obiettivo di qualche misura», ha detto il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri in conferenza stampa. «In meno di una settimana abbiamo vaccinato circa 339mila italiani», ha aggiunto. Per numero di vaccinati, ha rilevato, «siamo il primo Paese, in una classifica tra i Paesi che hanno una dimensione di abitanti simile al nostro».
Sempre ieri il via libera dell’Aifa al vaccino anti-Covid dell’azienda americana Moderna, che ieri aveva ricevuto il via libera dall’ente regolatorio europeo, Ema, per ‘’autorizzazione all’immissione in commercio e all’utilizzo nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. È il secondo in Italia dopo quello Pfizer-BionTech. Dati «molto convincenti» e «altra arma potentissima ed efficace che sicuramente potrà incidere da subito sulla salute dei soggetti più a rischio», così il direttore generale di Aifa Nicola Magrini e il presidente Giorgio Palù. Vaccino sostanzialmente equivalente rispetto al primo, ha sottolineato Magrini, riferendosi a quello Pfizer-BioNTech autorizzato il 22 dicembre scorso, con alcune differenze come l’età, dai 18 in su e non 16.
Il Moderna dovrebbe proteggere contro il coronavirus fino a due anni. Lo ha detto l’amministratore delegato dell’azienda produttrice del farmaco precisando tuttavia che servono altri dati per una valutazione definitiva sulla durata. «Lo scenario da incubo descritto dai media in primavera sul rischio che i vaccini durassero solo un mese è escluso», ha detto Stéphane Bancel. «Il decadimento degli anticorpi generati dal vaccino ha un andamento molto lento e quindi riteniamo che la protezione possa durare un paio d’anni».

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