L’esposto a tutte e tre le procure del Molise porta la data del 16 dicembre, il giorno dopo la nota alla stampa: il Comitato verità e dignità per le vittime Covid denunciò «il disastro sanitario in cui versa il Molise» e chiese di conoscere «dati e provvedimenti adottati dalle diverse amministrazioni».
Ieri, il presidente del Comitato Francesco Mancini ha avuto notizia dall’avvocato Vincenzo Iacovino, che sta patrocinando l’azione dell’associazione dal punto di vista legale, di un «riscontro importante», vale a dire dell’avvio delle attività di indagine da parte della magistratura penale di Campobasso. Il procuratore Nicola D’Angelo, come per altre iniziative riguardanti la gestione dell’emergenza sanitaria, ha delegato i militari del Nas guidati dal luogotenente Mario Di Vito.
Bocche cucite negli ambienti degli inquirenti: gli accertamenti sulla gestione Covid sono quasi ‘ordinari’, al vaglio ci sono molte cose.
Lo stesso nucleo dell’Arma ha riscontrato qualche settimana fa, ad esempio, il mancato funzionamento dei campanelli al reparto Covid del 5° piano. Nei racconti dei parenti dei ricoverati, o di chi è stato ricoverato in prima persona, ricorrono inoltre episodi come il fatto che i pazienti si tolgono, volontariamente o inavvertitamente, le mascherine dell’ossigeno e passa molto tempo prima che vengano assistiti per rimetterle. Nel caso del padre di Francesco Mancini, deceduto proprio al Cardarelli, fu un sanitario a raccontare al figlio della mascherina che era caduta dal viso.
Dunque, al vaglio ci sono molte cose, anche le criticità denunciate dal comitato nato dalla voglia dei familiari di alcuni pazienti deceduti dopo essere stati ricoverati al Cardarelli di fare luce sulle condizioni dell’assistenza prestata ai loro cari. Tra le altre cose, nell’esposto il comitato denuncia che «non è stato istituito un centro Covid come struttura autonoma e che il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera potrà trovare attuazione non prima di aprile 2021 per pubblica affermazione dello stesso soggetto attuatore dg Asrem». Il documento riassumeva anche la situazione relativa alla carenza di personale nel reparto di malattie infettive di Campobasso, nonché ai posti di rianimazione (sulla carta 30 e altri 14 da realizzare ma le cose cambiano se si considera per esempio che i privati per ora non hanno dato disponibilità di posti Covid e i loro posti sono compresi in quelli complessivi su cui si calcola il tasso di occupazione). «Non è più garantita la cura per le patologie non Covid. Non sono più garantiti i livelli essenziali di assistenza sanitaria», ancora l’esposto.
Circostanze e fatti – su cui la procura di Campobasso intende dunque fare luce – che sono stati raccontati anche da altri parenti di persone che non ci sono più e che si sono aggiunti al nucleo originario del Comitato. «Oggi contiamo una cinquantina di famiglie – spiega Mancini – Abbiamo ricevuto adesioni anche di non molisani, sia parenti di persone curate da noi sia invece per casi avvenuti fuori regione».
L’apertura di un fascicolo è «un primo passo importante, ne siamo soddisfatti», aggiunge Mancini. «Naturalmente siamo al fianco della procura e a disposizione degli inquirenti, vigili ma fiduciosi che si possa fare luce sui fatti – conclude – e sulle responsabilità del disastro sanitario e dei 260 molisani che sono morti».

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