Quel che si intuiva da fuori è confermato dai dati Agenas illustrati ieri dal direttore Domenico Mantoan: il Covid ha fermato la sanità. In tutta Italia certo, ma in Molise di più.
Tra marzo e giugno 2020 c’è stata una riduzione media del 49,9% di ricoveri programmati rispetto agli stessi mesi del 2019, il Molise li ha visti decurtati di oltre il 73%. Così invece per i ricoveri urgenti: a livello nazionale -24%, da noi si è registrato il dato peggiore: -55%.
Insieme al Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna, l’Agenas ha analizzato la capacità di resilienza del sistema sanitario nei mesi dell’attacco più ‘violento’ del Covid: mesi in cui il sistema era scoperto e impreparato di fronte a un nemico pressoché sconosciuto e contro il quale aveva armi spuntate, per esempio i pochi letti di terapia intensiva frutto di un parametro del decreto Balduzzi che in tanti ora pensano di rivedere. Sono stati mesi di lockdown anche per la sanità: da marzo a maggio norme nazionali imponevano, per contenere il contagio, solo interventi e prestazioni urgenti. Da maggio la ripartenza che non è stata facile. Né uguale per tutti i territori.
In quei mesi, il Molise ha mostrato il fianco al nemico, pur se era appena lambito dall’urto della prima ondata pandemica. Altri numeri lo ribadiscono: i ricoveri per ictus ischemico sono scesi in media del 22%, in Molise di quasi il 50% (peggio ha fatto solo la Valle d’Aosta, -54%).
Stessa diminuzione, -22%, per gli interventi sul tumore al seno. In Molise, ancora una volta, il dato peggiore: -62,7%. Seguono Trento (-52%), Calabria -48%), Basilicata (-37%) e Lombardia (-35).
I ricoveri per infarto acuto del miocardio in regione sono scesi del 43,5% (altro dato peggiore d’Italia), nelle Marche del 41% e nella Puglia del 35%. La media nazionale è -22,5%.
La quarta ondata, sostiene chi si occupa a vari livelli di sanità in Italia, sarà uno tsunami causato da tutti i bisogni di salute accantonati nell’anno del Covid, per paura degli utenti di recarsi in ospedale o incapacità dei servizi sanitari di darvi risposta. La ricerca, ha detto perciò il presidente di Agenas Enrico Coscioni, «spero possa essere un utile spunto per tutti gli enti impegnati nell’erogazione delle prestazioni».

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