La rete degli atenei del Sud a confronto con la ministra Anna Maria Bernini. Il rettore Luca Brunese ha portato all’Unimol altri 22 colleghi e, fra gli altri, il contributo della Svimez per riflettere su come l’università può diventare sempre più motore di sviluppo per il Meridione d’Italia.
«Un network virtuoso che dà benzina e materiale al cantiere», ha sintetizzato Bernini prima dei lavori. «Il Sud è l’Italia, siamo una squadra che vince solo insieme e mai come ora, con il booster del Pnrr, possiamo crescere tanto e bene», ha aggiunto la senatrice di Forza Italia che nel governo Meloni si occupa di politiche universitarie e ricerca. Ricerca che, ha detto, «parla italiano in tutto il mondo in settori straordinari». Ai giovani ottimamente formati dal nostro sistema di istruzione e poi “emiggrati”, «dobbiamo, come minimo, dare una ragione per tornare». In questa direzione, ha aggiunto, va la norma approvata la scorsa settimana che «consente ai dottori di ricerca di avere un premio per portare in Italia o tenere in Italia la propria borsa di studio».
La ministra ha poi confermato che dal prossimo anno ci sarà a disposizione il 30% dei posti in più nelle facoltà di Medicina. «I rettori chiedono rassicurazioni ogni volta che si parla di apertura del numero chiuso e hanno ragione. Non possiamo togliere qualità e attenzione agli studenti aprendo in maniera indiscriminata ma – ha sottolineato – dobbiamo aprire». In maniera programmata, ha conclusa, sulla base dei fabbisogni.
L’occasione ha visto al centro della riflessione anche Unimol, il convegno che ha preceduto il focus fra la ministra e i rettori era inserito nell’ambito delle manifestazioni organizzate per il quarantennale dell’ateneo. Unimol, ha detto aprendo i lavori il sindaco di Campobasso Roberto Gravina, «ha, tra le innumerevoli cose fatte, spesso creato le condizioni per permettere confronti che si sono poi sviluppati in progetti concreti messi a disposizione del territorio e delle sue comunità». In questa scia, un esteso lavoro di rete interistituzionale permette di ottimizzare le occasioni di crescita produttiva, ma – ha rimarcato – «solo lavorando consapevolmente per garantire, a chi ha deciso di abitare nei nostri territori, quegli imprescindibili diritti costituzionali, come il lavoro o il diritto alle cure sanitarie» si incentiva «realmente la nuova e necessaria spinta a sviluppare le comunità in Molise e nell’intero Meridione».
Dal primo anno accademico in poi, «il Molise ha tratto soltanto benefici dall’istituzione dell’ateneo», è stata la riflessione del governatore Donato Toma. Per il quale «il merito forse maggiore delle Università del Sud è stato quello di alzare notevolmente il livello culturale delle regioni meridionali». Robusti, ha proseguito, «sono i benefici economici connessi alle attività produttive locali e quelli per le tante famiglie che hanno visto i propri figli investire sul territorio e con un importante risparmio di risorse. L’Università – ha concluso – ècentrale rispetto al presente e al futuro del Molise».

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