Arrivare puntuali a lezione è diventata una chimera per gli studenti di Medicina dell’Università del Molise. Pigrizia, ore di sonno arretrate per via di notti allegre, sveglie che non suonano. Per alcuni i motivi dei ritardi sono banali e, forse, nemmeno tanto risolvibili (se non direttamente dai ragazzi stessi). Ma, per altri, l’ostacolo può e deve essere superato. Per questi altri, l’ostacolo è l’inefficienza del servizio di trasporto urbano.

“Nella fascia oraria che va dalle 7.30 alle 8.30, gli autobus diretti all’ospedale Cardarelli, dove è localizzata la facoltà di Medicina, sono sempre strapieni” – denunciano i ragazzi. “Ogni giorno, puntualmente, gli autisti sono costretti a lasciare a piedi decine e decine di persone (non solo studenti), perché i mezzi hanno ormai raggiunto la capienza massima. Aspettare la corsa successiva, inoltre, il più delle volte non serve a niente, perché la vicenda si ripete in più orari (alle 7.40 e, soprattutto, alle 8.13), finché tutti gli studenti non hanno raggiunto contrada Tappino”. “In più di un’occasione mi è capitato di non riuscire a salire su due autobus di fila – confessa una ragazza – e di dover attendere la corsa delle 8.50, dopo un’attesa di circa un’ora e mezza alla fermata”.

“Arriviamo a lezione sempre in ritardo” – tuona la studentessa. “Non capisco perché, nelle ore di punta, non si rafforzi il servizio, considerato che la confusione si ripete ormai da mesi. Mi chiedo se i vertici della Seac siano a conoscenza delle condizioni disumane con cui fanno viaggiare i propri passeggeri. Se gli autisti abbiano provato almeno una volta a comunicare loro il disagio e a sollecitare l’attivazione di altri autobus. Mi chiedo se il rettore Cannata, l’assessore regionale ai trasporti, quello del comune o chiunque altro abbia competenza o influenza in questo senso possa intervenire per migliorare la situazione e, finalmente, provare a garantire, a noi studenti, la possibilità di portare avanti il percorso di studi in armonia e, a tutti i cittadini, la possibilità di raggiungere subito l’ospedale, in tempo per fare eventuali esami medici o far visita ai propri cari”.

“I primi anni della facoltà di Medicina – continua la ragazza – la popolazione studentesca superava a malapena le 100 unità. Nell’anno dell’esordio, addirittura, c’erano appena 50 studenti, per cui non vi erano particolari esigenze dal punto di vista dei trasporti. Nel corso del tempo, però, la facoltà è cresciuta a dismisura, al ritmo di 75 studenti all’anno, cui si aggiungono i ragazzi che frequentano i corsi di laurea della Cattolica. Il quadro, insomma, è profondamente cambiato e l’attuale sistema di trasporto urbano è palesemente inadeguato a garantire un servizio puntuale ed efficiente da e verso gli ospedali”.

“A tutto ciò si potrebbe aggiungere che, oltre agli studenti, gli autobus sono frequentati soprattutto da anziani, costretti a stare in piedi in pochi centimetri di spazio. E, sinceramente, ritengo sia vergognoso permettere che delle persone siano costrette a stare come le sardine”.
“Mi auguro che in futuro vi sia un’attenzione particolare a questi aspetti – conclude la studentessa – sia da parte dall’azienda che fornisce il servizio, sia da parte delle istituzioni chiamate a vigilare. Mi auguro che la Seac provveda all’attivazione di corse aggiuntive negli orari di punta, per evitare che anziani e studenti restino ore e ore in attesa alle fermate degli autobus. In fondo paghiamo per questo servizio!”.

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