La salute non può passare in secondo piano rispetto a nessuna altra logica. E dietro le prestazioni sanitarie, non pagate o pagate in forte ritardo dalla Regione, ci sono posti di lavoro: medici, infermieri e Oss che rischiano di non avere più un’occupazione perché le cliniche private convenzionate in Molise sono in affanno. E, al contrario del sistema pubblico, se i conti non quadrano vanno in default e devono tagliare.
L’allarme è stato lanciato una settimana fa dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil che si sono detti pronti alla mobilitazione. Primo Piano ne ha parlato con la segretaria della Uil Tecla Boccardo che avverte il rischio di una «paralisi totale del sistema di salute» in regione.
Dopo due anni di pandemia, durante i quali i privati hanno sopperito allo stop delle prestazioni negli ospedali pubblici, poi riprese ma senza mai tornare ai livelli pre Covid quando comunque erano già carenti, adesso vanno in sofferenza i centri privati convenzionati. Che sta succedendo?
«La carenza di personale, atavica negli ospedali pubblici, riguarda pur se in misura minore anche i privati. Poi bisogna considerare che l’ondata pandemica ha colpito anche chi lavora nei centri privati. Fondamentalmente, però, si è investito poco sul personale, non ci sono misure strutturali. Le soluzioni adottate finora mirano solo ad arginare la quarta ondata pandemica con una rimodulazione delle prestazioni. Ma credo che in questo momento stiamo rischiando la distruzione della sanità accreditata perché la Regione è un cattivo pagatore. Non solo in sanità ma in tutti i servizi che acquista da terzi fornitori, basti pensare ai trasporti».
Di che cifre parliamo e di quali prestazioni?
«Per quanto riguarda la sanità privata i pagamenti delle prestazioni sono indietro di qualche anno, si parla di centinaia di milioni in totale. Il problema coinvolge tutti i centri, dai più grandi ai più piccoli. Per i pazienti extraregionali sono arrivati i fondi del 2019 e del 2020 ma vengono tenuti in un cassetto. Perché la Regione non paga? Ci preoccupano quindi i livelli occupazionali. Come ho detto anche nel caso della Fiat, non bisogna aspettare che il problema accada per intervenire. E, soprattutto, stiamo parlando di malattie. Non è che se le istituzioni bloccano i pagamenti, si bloccano le malattie. La persona va curata e la salute deve essere messa al primo posto. Non ci possono essere logiche di bilancio, di tattiche politiche, di accaparramento di risorse. Senza dimenticare che non esiste un ospedale senza medici e infermieri. Dietro quei servizi ci sono i lavoratori».
Ai mancati pagamenti seguono i contenziosi.
«Altri soldi che pagano i cittadini. Abbiamo un debito sanitario altissimo, che pesa sulle attività produttive con l’Irap al massimo. Ripeto, in ogni settore dove la Regione acquista servizi all’esterno ci sono contenziosi. È una pentola che va scoperchiata, queste situazioni vanno affrontate. Perché abbiamo un debito altissimo e non abbiamo il servizio. Ma c’è un altro tema: ogni volta si deve andare dal giudice perché dica al dirigente “puoi pagare”? E dove è finita l’efficacia della pubblica amministrazione?».
Lei dice che i soldi per le prestazioni agli extraregionali sono arrivati, ma non vengono erogati.
«E le aggiungo che ci sono 40 milioni di euro a disposizione per la medicina territoriale non utilizzati. A questo punto mi chiedo se saremo in grado di spendere quelli del Pnrr, destinati alla sanità e non solo, entro il 2026. Temo che anzi il treno del Pnrr passerà e noi non riusciremo a prenderlo. Intanto le aree interne sono senza assistenza. Perché la struttura commissariale e la Regione non stanno prendendo decisioni strutturali».
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