La visita degli ispettori ministeriali in Regione non è una cattiva notizia, a patto – dice con forza la Uil – che i dipendenti non diventino il capro espiatorio per quel che è stato fatto (o non è stato fatto) in sanità.
Quindici persone, fra funzionari dei dicasteri Economia e Salute, dell’Agenas e militari del comando centrale del Nas, hanno ascoltato a lungo il commissario Toma e il sub Papa, la dg Gallo e il coordinatore del nucleo di verifica delle prestazioni Grasso.
Definizione del fabbisogno e tetti di spesa per le cliniche private, controlli sulle loro prestazioni, il caso radioterapia del Gemelli, accordi di confine per regolare la mobilità: questi alcuni dei punti affrontati anche in base alle relazioni inviate a Roma da Toma e Papa.
«L’arrivo in Molise di una task force romana per verificare l’operato della Regione e della struttura commissariale sulla sanità regionale non è passato di certo inosservato. Sulle motivazioni e gli esiti della visita, poco sappiamo e onestamente meno ci interessa. Però è una circostanza molto importante, nei fatti», sottolineano la Uil e la Uil Fpl. «Per quanto si provi a lavorare chiusi nelle stanze, senza confronto e discussione, difatti, prima o poi qualcuno chiede conto delle scelte operate, specialmente quando portano a dei disastri come quello a cui stiamo assistendo in Molise rispetto alla gestione sanitaria», aggiunge il sindacato.
L’auspicio ora è che «alla fine di tutto non siano funzionari e personale dipendente a dover pagare le conseguenze di imposizioni e richieste forzate calate dall’alto. Sappiamo bene quali siano le condizioni di lavoro a cui sono spesso chiamati e delle ingerenze della politica nella gestione in quel settore. I dipendenti non possono diventare capro espiatorio». Uil e Uil Fpl esprimono perciò solidarietà ai lavoratori «rispetto a queste ispezioni sapendo che hanno sempre lavorato con spirito di abnegazione, cercato di rispondere alle necessità del sistema, mostrando capacità lavorative volte a garantire i servizi essenziali, nonostante sotto organico e attuando scelte delle quali loro non sono gli autori».
Le segreterie sindacali non mancano di ricordare «le centinaia di giovani precari che hanno lavorato insieme a loro, altrettanto competenti, professionalmente preparati e formati, mandati a casa e che alcuni, buon per loro, ora rivestono ruoli anche prestigiosi in altre realtà fuori regione».
E chiudono: «Invece che dedicarsi a un sistema di controspionaggio e giochi di ruolo, si battano i pugni per assumere personale sanitario amministrativo e si stabilizzino i tanti precari che pur avendo i requisiti sono stati cacciati. Si proceda piuttosto alla valorizzazione del personale e non alla denigrazione dei dipendenti a tempo determinato e indeterminato. Auspichiamo, ancora una volta, in un cambio di passo rispetto alla gestione sanitaria e alle corrette relazioni con tutti gli interlocutori. Ora siamo davvero sull’orlo del tracollo del sistema».

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