La voce degli amministratori locali, coi sindaci Lallitto (Casacalenda) e Lombardi (Roccamandolfi), di un costituzionalista (il docente Unimol De Martino), dei sindacalisti che operano nei comparti più direttamente interessati dalla riforma (istruzione e sanità). Il confronto proposto ieri dalla Uil a Campobasso – e svoltosi in un’aula magna affollata all’Istituto Pilla – ha ribadito i motivi di contrarietà al disegno di legge delega sull’autonomia differenziata del ministro leghista Calderoli che ha avuto poche ore fa il lasciapassare definitivo per il vaglio del Parlamento con la firma del Capo dello Stato.
Il dibattito ha costituito il punto di approdo di una serie di iniziative organizzate dal sindacato nei mesi scorsi in Molise. Al centro della relazione della leader molisana Tecla Boccardo, la richiesta di colmare prima di tutto le diseguaglianze già esistenti fra territori e che con il disegno di Calderoli «sono destinate ad aumentare».
Al centro del ragionamento deve esserci la perequazione perché «non si può partire con un campionato in cui una squadra è già perdente». Il residuo fiscale non può essere oggetto di contrattazione fra Regioni e governo ma deve finanziare i Livelli essenziali di assistenza. Senza questa operazione preliminare, il Molise sarà fortemente danneggiato dalla concessione di poteri di fatto esclusivi a territori più ricchi e più grandi in materia di sanità e di istruzione. «Medici, infermieri e docenti emigreranno nelle Regioni che potranno offrire contratti migliori. E il Molise rischia la chiusura del 50% degli istituti scolastici, mentre in sanità – delega che è già regionalizzata – le storture sono drammaticamente evidenti», ha detto Boccardo.
Tutto questo in una terra che in dieci anni, ha aggiunto, ha perso già 7mila laureati, costretti a fare la valigia per poter trovare la proprie strada.
La Uil è pronta a fare la propria parte, ha concluso. Rivendicando il risultato di una delle battaglie condotte negli ultimi mesi, questa in solitaria, contro l’istituzione di una struttura di supporto al commissario della sanità che ha svuotato la direzione Salute della Regione. Struttura che la giunta Toma, che l’aveva istituita, ha ora deliberato di sopprimere a partire dal 1 aprile.
Tornando all’autonomia differenziata, l’obiettivo è non scardinare il principio costituzionale per cui i diritti essenziali devono essere egualmente accessibili su tutto il territorio nazionale. Di qui l’appello della Uil a che determinati settori, come la sanità, tornino in capo ai poteri centrali.
«La pandemia ci ha insegnato che la regionalizzazione ha prodotto molte difficoltà anche in Regioni che venivano date come virtuose, tipo la Lombardia. Occorre – ha sostenuto il segretario confederale Domenico Proietti intervenuto ai lavori insieme al segretario generale della Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile – una nuova sintesi, riaccentrando nei poteri dello Stato alcuni servizi essenziali, la sanità deve essere pubblica e universale».
Così anche l’istruzione, ha sottolineato il responsabile regionale della Uil Scuola Nicolino Fratangelo. «In tre anni perdiamo 17 titolarità, oggi ne abbiamo 54. Ma l’autonomia differenziata ci colpirà ancora di più. Oggi abbiamo un organico garantito dallo Stato e quindi anche nei piccoli paesi abbiamo l’apertura della scuola. Nel momento in cui tutto questo passerà alle Regioni e non ci daranno risorse adeguate io non credo che nei comuni piccoli resterà aperta la scuola».

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