Due ore di sciopero e iniziative di protesta sul territorio. Cgil e Uil insieme alle categorie degli edili e dei metalmeccanici hanno ribadito ieri in tutta Italia: basta stragi sul lavoro. Dopo i cinque morti al cantiere Esselunga di Firenze, i sindacati hanno rialzato l’asticella della mobilitazione e anche a Campobasso, in piazza Prefettura, si è tenuto un presidio e poi i rappresentanti delle organizzazioni sono stati ricevuti dal prefetto Michela Lattarulo.
Le responsabilità dell’incidente di Firenze, per i sindacati, hanno responsabilità precise: «La modifica del codice degli appalti che ha introdotto il subappalto a cascata, la mancanza strutturale di controlli ispettivi, la non applicazione dei contratti nazionali del settore di riferimento, la mancanza di una legge che introduca la patente a punti per le aziende».
Nel 2023, ha ricordato in piazza la segretaria della Uil Molise Tecla Boccardo, i morti sul lavoro hanno superato quota mille in Italia. «E questa è una vergogna per un Paese che si vuole chiamare civile. Quando non viene valorizzato il lavoro, quando non viene valorizzata la vita e il profitto viene prima della vita accadono queste cose. In Italia le regole ci sono ma non vengono applicate, non vengono rispettate, mancano gli ispettori». Non solo, ha aggiunto, perché le regole in vigore vengono indebolite da altri provvedimenti messi in campo o annunciati. «Faccio un esempio, si vuole eliminare il badge per quanto riguarda i lavoratori dell’edilizia e quindi si rischia di non avere più controlli, voglio ricordare che tra i morti di Firenze c’è un extracomunitario senza permesso di soggiorno». Boccardo ha quindi ribadito il no ai sub appalti a cascata, ai contratti pirata con sindacati di comodo. Sì, invece, all’estensione della tutela della sicurezza prevista negli appalti pubblici, quindi all’eliminazione del massimo ribasso anche nel settore privato. «Non è possibile che una persona che si reca sul posto di lavoro poi non torna più a casa perché muore sul posto di lavoro. Dobbiamo fare qualcosa, le parole ormai non hanno più senso. Dobbiamo – ha concluso Boccardo – applicare le norme perché queste stragi non possono essere più tollerate».
In Molise, come nel resto del Paese, i dati sugli incidenti sul lavoro non sono incoraggianti. E si uniscono ai paradossi. Qui «a volte non si lavora, come sta succedendo sui cantieri delle nostre strade, ma non per questo ci sono situazioni meno drammatiche», ha sottolineato il segretario della Cgil Molise Paolo De Socio. «C’è bisogno di fare più formazione che possa partire anche dalle scuole per abituare i nostri giovani a un mercato del lavoro che sia dignitoso e sicuro».
Quello delle morti sul lavoro, ha concluso De Socio, non è più «solo un tema di natura sociale, è un problema anche di carattere politico. I provvedimenti che la politica non prende determinano gli incidenti: sub appalti, appalti a minimo profitto, la diminuzione dei controlli e del personale deputato a controllare. Non si possono solo piangere lacrime di coccodrillo, c’è bisogno di uno sforzo comune, unitario di forze politiche, forze sociali, sindacati e imprese che devono considerare questo punto come punto fondamentale se vogliamo essere degni di definirci una società civile».

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