Punto e a capo, anzi peggio. I lavoratori Gam non sentono ragioni, puntano il dito contro i sindacati e le istituzioni. Parole grosse dopo il nulla di fatto a Palazzo Vitale. «Ci avete venduto», l’accusa ai primi. «Non lo so come fanno queste persone a dormire la notte», all’indirizzo dei vertici della Regione. «Assumetevi le responsabilità, ci avete messo in mezzo a una strada».
Amadori non torna indietro. Amadori in Molise non viene neanche a spiegare – nello stesso palazzo dove a fine febbraio 2018 venne ad annunciare un investimento da 40 milioni per far ripartire la filiera avicola – perché un anno dopo alla parte più cospicua di quell’investimento rinuncia. Confermando i timori dei pochi che lo avevano sempre pensato e in qualche modo denunciato.
Alla convocazione del governatore Toma, l’amministratore delegato Francesco Berti ha risposto con una nota e poi si sono sentiti al telefono: troppo pochi cinque giorni per organizzarsi, però a l Mise ha garantito che l’azienda ci sarà. Il problema è che anche lì Berti andrà a confermare quanto già dichiarato il 1 aprile: al riavvio della produzione il gruppo di Cesena non è più interessato. Lungaggini, interferenze irrisolte, il bando per la vendita del II lotto che non soddisfa le esigenze di chi sul I lotto si era impegnato a ristrutturare il macello e riaprirlo dando lavoro a 100 persone. Resta solo l’incubatoio, aperto e in cui lavorano una trentina di unità. Lì c’è l’impegno ad ampliare la platea degli occupati. Per il resto, nulla da fare.
La partita non è chiusa, prova a calmare gli animi il presidente della Regione. «Non sono interessati al macello ma ci potrebbero essere degli spiragli. L’azienda sarà al Mise e discuteremo. E poi abbiamo diverse iniziative sul tavolo, sono fiducioso».
Dopo l’incontro a cui hanno preso parte i confederali, le sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil, Toma e l’assessore Mazzuto, davanti alla sede di via Genova scende la segretaria della Uil Tecla Boccardo a illustrare la situazione e rassicurare che al Mise l’azienda andrà. «La scadenza del 4 novembre è vicina (scadrà la Cigs, ndr). Si stanno valutando ipotesi alternative ma noi vorremmo che in questo territorio si continui a legare il contratto d’area e un eventuale nuovo competitor», così ai cronisti Boccardo. Alla Regione chiede l’impegno di avviare politiche attive per dare risposta a 250 famiglie: autoimpiego, Lpu, altri percorsi. Insieme ai colleghi sindacalisti viene investita dalla reazione delle maestranze che erano in attesa dell’esito del tavolo.
La Cgil e la Flai se la prendono con la Regione: «La mancata presenza di Amadori rischia di certificare la misura di quale e quanta autorevolezza gode la giunta regionale con in primis il suo presidente». Al di là delle responsabilità, «perdere un contratto di sviluppo da più di 40 milioni di euro con protagonista Amadori non è una robetta da nulla», commentano e chiamano a raccolta tutti i rappresentanti istituzionali, dal sindaco di Campobasso ai parlamentari.

r.i.

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