Il Cda della Molise Acque da una parte e dall’altra avvocati, sindacati, esponenti politici: ognuno con il proprio ruolo per affrontare e risolvere l’impasse dei 50 lavoratori interinali rispediti a casa nonostante il diritto all’assunzione a tempo indeterminato maturato ai sensi del decreto Dignità. Ad attaccare per primi – e frontalmente – il vertice dell’azienda speciale per la decisione assunta dal Cda, i consiglieri di maggioranza Salvatore Micone e Andrea Di Lucente (uno presidente del Consiglio regionale, l’altro vertice della Prima commissione consiliare) che sabato hanno chiesto ‘la testa’ di Giuseppe Santone, il presidente della Molise Acque, uomo di fiducia del governatore Toma. Una parte corposa dei 50 lavoratori che non hanno più un’occupazione ha intanto deciso di adire le vie legali affidandosi agli avvocati Iacovino, Fiorini e Passarelli che hanno già predisposto un atto di diffida inoltrato all’azienda regionale. L’obiettivo è la immediata riassunzione, appunto, avendo gli stessi lavoratori «già maturato il diritto soggettivo in virtù del superamento di un’apposita procedura selettiva» si legge in una nota stampa. Da anni al lavoro per la Molise Acque, garantendo un servizio pubblico essenziale, si ritrovano improvvisamente privi di un’occupazione nonostante risultino «vincitori anche di un concorso pubblico che avrebbe dovuto garantire dapprima un’assunzione per 36 mesi e successivamente la definitiva stabilizzazione» scrivono ancora. Gli stessi legali chiederanno la trasformazione dei rapporti di lavoro con le evidenti differenze retributive e di trattamento previdenziale «in conseguenza dell’evidente abuso e dell’ illegittimità dei contratti di natura precaria svolti per decenni presso la Molise Acque» si legge ancora. Gli avvocati valuteranno ogni eventuale responsabilità contabile, erariale e di carattere penale in capo agli amministratori dell’Azienda «per quanto accaduto in questi anni e in merito alla decisione di non rinnovare i contratti né dare seguito all’assunzione a seguito di concorso procedendo viceversa alla stipula di nuovi contratti con lavoratori che appaiono privi della formazione necessaria per svolgere compiti delicati ed essenziali per la collettività». Altro punto dolente: le nuove assunzioni, denunciate anche da Feliciantonio Di Schiavi della Cisl Fp. «La Molise Acque pare abbia già assunto altro personale – ha dichiarato ieri ai microfoni di Teleregione – e non più quei 50 che hanno lavorato per circa 10 anni, per evitare l’assunzione a tempo indeterminato maturata ai sensi del dettato contenuto nel decreto Dignità: qualsiasi cosa faccia l’azienda, adesso, è contro i lavoratori e contro la legge». L’azienda tira dritto per la sua strada: sul tavolo la possibilità, alla quale hanno aderito in 23, di tre anni di contratto part time, a 18 ore settimanali. Posizione sulla quale ragiona anche la Uil che, dopo averlo sollecitato, ieri ha incontrato ieri il CdA della Molise Acque. La richiesta della segretaria regionale Tecla Boccardo è una sola: proseguire nel confronto avviato e riaprire il tavolo per la definizione di un accordo con che possa dare ai lavoratori l’opportunità di continuare a prestare servizio presso l’Azienda attraverso una nuova contrattualizzazione, per giungere alla definitiva stabilizzazione attraverso la valorizzazione dell’anzianità di servizio. Boccardo si appella al senso di responsabilità di tutti. «La nostra posizione resta coerentemente quella ribadita nel corso di tante riunioni: puntiamo alla definizione di un accordo che preveda tempi certi per giungere alla trasformazione del contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, stante la disponibilità finanziaria ormai storicizzata, utile in prospettiva». Sergio Calce, confederale dell’Usb Molise, reclama con forza la trasformazione ope legis dei contratti perché, spiega, «salvo per qualcuno, hanno tutti superato i limiti di rinnovo stabiliti dalle normative vigenti in materia. Molise Acque deve esclusivamente limitarsi a prendere atto della trasformazione da tempo determinato ad indeterminato e procedere con la contestuale stabilizzazione».

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