«Meno male che da noi il virus non ha colpito duro: sarebbe stata una tragedia». Si riferisce alla situazione che vive la sanità molisana Tecla Boccardo, segretario generale della Uil nell’auspicare scelte e decisioni che, da oggi in avanti, guardino solo alla salute e che tengano da parte, una volta per tutte, la politica privilegiando la medicina sul territorio e una condivisione allargata a tutti gli attori del sistema salute. Il nostro sistema sanitario regionale, argomenta la leader sindacale della Uil, « impreparato a far fronte all’epidemia, non avrebbe assolutamente retto: pensiamo alla medicina sul territorio quasi assente, alle carenze di mezzi e uomini del 118, alle strutture ospedaliere chiuse da anni e, contemporaneamente, ad un concetto ospedalocentrico senza integrazioni con il territorio. D’altra parte – continua – è quello che ci meritiamo,dopo anni di tagli selvaggi, diminuzione dei posti letto, eccesso di precariato, politiche concentrate a spremere all’eccesso il personale senza un percorso convincente di aggiornamento professionale e di valorizzazione dell’impegno e dell’abnegazione dei molti». Ecco spiegato il senso di quelle parole. Se il sistema sanitario ha retto, è stato anche perché il Covid non si è abbattuto con la violenza di cui è capace sul territorio regionale dove hanno messo radici «ilregionalismo esasperato, l’incapacità di progettare l’integrazione e l’interconnessione del sistema ospedaliero con quello della medicina territoriale, la paura di tenere efficacemente assieme il servizio sanitario pubblico con il privato accreditato, il campanilismo invece che la programmazione globale, un eccesso di propaganda e di personalizzazione delle scelte». In pratica al posto di politiche per la salute, la politica ha messo le mani sulla sanità, «con i suoi tornaconto e la consueta attenzione alla ricerca del facile consenso». Negli anni la Uil ha provato a sfondare un muro che è sembrato sempre di gomma, contro il quale ogni idea rimbalzava all’infinito. «La programmazione, anche in materia di salute, deve essere unica e complessiva – ribadisce il segretario generale della Uil Molise – non uno spezzatino di proposte più o meno realizzate, non risposte costose e inefficaci ad assicurare il diritto alla salute, all’assistenza e alla cura a tutti i molisani». Quindi, riorganizzazione del sistema sanitario a rete, unitario e integrato tra pubblico e privato accreditato, potenziamento della medicina territoriale dietro il quale, purtroppo, spesso si celano «logiche di attenzioni politico-clientelari». Urge un nuovo paradigma, «leader che adottino questa impostazione investendo risorse, guardando alle nuove tecnologie che rendono migliore l’assistenza e la cura domiciliare. Per decongestionare gli ospedali e i pronto soccorsovanno portati i servizi in periferia, persino a casa dei pazienti. Occorre ripensare anche la governance sanitaria territoriale, modificare radicalmente le modalità di lavoro di un vasto numero di professionisti». Insomma, servono chiarezza di visione, grande determinazione e un orizzonte temporale adeguato. E un lavoro di squadra. «Noi della Uil auspichiamo che i comuni, il mondo del privato sociale, il terzo settore, i soggetti privati si impegnino per intrecciare i valori, dare forma alle aspirazioni e concorrano quindi alla definizione del disegno complessivo per poi impegnarsi, ognuno per la propria parte, alla realizzazione».

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