Esorcizzare la sentenza del Coni che potrebbe riammettere o dare un’altra mazzata al Campobasso? Può darsi. La mossa del club di annunciare la partenza del ritiro per il 19 luglio ha spiazzato l’ambiente, che era concentrato – giustamente – sulle vicende più giudiziarie che calcistiche. L’esito del ricorso è atteso come una vera e propria sentenza di vita o di morte: ci sarà un prima e un dopo, sia nell’uno che nell’altro caso. La società ha voluto lanciare innanzitutto un segnale di ottimismo e di vitalità, come a dire: siamo in attesa ma continuiamo a lavorare convinti delle nostre azioni, passate, presenti e future. E poi c’è da dire che anche se dovesse andare male (fate tutti gli scongiuri del mondo, per carità, ndr) si ricorrerebbe comunque alla giustizia ordinaria, cioè al Tar. Ma qui si aprirebbe uno scenario lungo, tortuoso e non privo di ostacoli e di imbocchi pericolosi. Si conta di vincere a inizio della settimana prossima: la notizia sarebbe accolta come una seconda promozione, con migliaia di sospiri di sollievo annessi. È chiaro che stando così le cose tutti restano nell’incertezza e difficilmente possono esaltarsi per l’ufficializzazione del raduno pre-campionato che dal 24 luglio al 3 agosto si svolgerà a Rivisondoli in Abruzzo. Certo è che un pizzico di buonumore la notizia l’ha messo a qualche sostenitore rossoblù.
Come del resto le parole cariche di sicurezza e di forza espresse dal club all’indomani della pubblicazione delle motivazioni post-esclusione: «Non abbiamo alcun dubbio sulla nostra partecipazione al prossimo campionato di serie C. Siamo pronti a dimostrarlo nel procedimento dinanzi al Collegio di Garanzia del Coni, battaglia che eravamo pressoché sicuri di dover sostenere visto l’orientamento manifestato sin da subito dalla Covisoc. Ecco perché il verdetto non scalfisce le nostre certezze. Anzi, in un certo senso le acuisce. Perché la leggerezza con cui viene escluso un club sano per presunti (e di modesta entità) tributi scaduti diventerà una delle nostre armi principali. E perché, dalla nostra parte, ci sono sia la forma che la sostanza. Oltre che – soprattutto – valide argomentazioni giuridiche con cui smonteremo, parola per parola, ciò che ci viene contestato». Che queste parole possano fare da preludio a una riammissione che, al di là delle conseguenze che ci saranno in ogni caso, riporterà tutto sui binari del professionismo. In caso contrario, non osiamo immaginare cosa possa accadere.
Patron Gesuè è stato accusato di aver parlato poco e di essere entrato poco nei dettagli. Lui ribadisce «la nostra abitudine a lavorare in silenzio per poi far parlare i fatti. Ma sappiate che non ci sono assolutamente sofferenze economiche. Solo in Lega, dove peraltro abbiamo attualmente depositate fidejussioni per 450 mila euro, abbiamo crediti tre volte maggiori rispetto a questo presunto debito scaduto con il fisco. Non abbiamo dubbi: ne usciremo, insieme, più forti. E pronti a tornare ad abbracciarci quanto prima per i gol del Campobasso e a discutere di calcio giocato, non di questioni tributarie».

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