Una battaglia lunga e aspra, fatta di colpi bassi e di sfide occhi negli occhi. È quella che purtroppo da inizio luglio stanno combattendo il Campobasso da un lato e la Figc/Lega Pro dall’altro. Come già riportato nei giorni scorsi in esclusiva, il presidente facente funzioni sarà Paolo Lotti mentre il relatore sarà Giorgio Manca, proveniente dal Tar della Sardegna. Gli altri consiglieri saranno Perotti, Di Matteo e Bottiglieri. Molti esperti dicono che la strada è stata segnata dal presidente della quinta sezione Barra Caracciolo. Il Campobasso sarà difeso dallo studio Di Cintio-Ferrari. Il Coni avrà come legale l’avvocato Alberto Angeletti mentre la Figc Giancarlo Viglione. La Torres si è costituita come società ripescata al posto dei Lupi ed è difesa dall’avvocato Teresa Pala. E, notizia fresca fresca, anche la Lega Pro si sarebbe costituita contro il Campobasso al Consiglio di Stato. Un fatto inedito, considerando che dovrebbe essere un organo terzo ed equidistante. Il motivo del perché non si sia costituita finora ma solo nelle ultime ore risiederebbe addirittura nel fatto che fosse convinta di dell’esito del giudizio, oltre ad aggiungere che il numero di sessanta club è stato raggiunto ormai grazie ai ripescaggi. Naturalmente, tutto ciò sarà valutato dal massimo organo della giustizia amministrativa che si spera possa continuare a sostenere le tesi dello scorso 4 agosto.
Ricordiamo che c’è stata una sospensiva che si può definire storica da parte del Consiglio di Stato, che lo scorso 4 agosto ha espresso chiaro e tondo concetti importanti. Si fa cenno alla situazione economica e a quella del mondo del calcio («nella notoria situazione di difficoltà economica generale, che si riflette, da anni, anche sulle imprese del settore calcistico, i profili di fumus meritano, allo stato attuale (e del tutto preliminare), un certo apprezzamento»). Si dà un certo peso altresì al merito sportivo. E si parla anche del quadro non certo disastroso della società rossoblù: il debito relativo all’Iva non versata c’è, è indiscutibile viola le norme per l’ottenimento della Licenza Nazionale. Si dà peso anche alla sostanza oltre che alla forma, per evitare possibili fallimenti nel momento in cui si escludesse la società dal professionismo. Qui il riferimento testuale: «L’obiettivo ermeneutico di non innescare o accelerare, (se non in situazioni di assoluta ed irreparabile compromissione finanziaria), un percorso che conduca, invece, ad un elevato rischio di fallimento conseguente proprio alla negatoria del titolo sportivo». E ancora più chiaro è questo passaggio: «In questa situazione di diffusa difficoltà congiunturale che investe il sistema calcistico, appare più coerente con gli interessi pubblici sottesi alla disciplina “pubblicistica” dello sport, che l’applicazione della normativa in questione sia guidata dalla ponderazione prioritaria dell’interesse (in definitiva sociale) a rispettare il merito sportivo, senza un’applicazione formalistica che rischi di generare, appunto, definitive insolvenze, laddove, come nel caso, la situazione finanziaria appaia ancora riportabile a sostanziale solvibilità».

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