Qui si parla del calciatore nativo di Campobasso che ha più presenze in maglia rossoblù. Qualcosa come 250 partite a difendere con i denti i colori della propria città. Antonio Minadeo, classe 1976, prima calciatore poi direttore sportivo (e anche allenatore) nel capoluogo. Ha confezionato un vero e proprio capolavoro: in veste di direttore generale e sportivo è stato tra i protagonisti assoluti della promozione in C del Legnago. Tra l’altro, riportando subito i veneti in terza serie dopo la retrocessione dell’anno scorso. «Scendere di categoria e risalire immediatamente è sempre la cosa più difficile – spiega al cronista mentre segue l’allenamento della “sua” squadra prima dell’ultima giornata di campionato –. La soddisfazione è tanta, non posso negarlo, ed è ancora più grande perché ho avuto l’opportunità di iniziare e finire il lavoro». Ma sul fattore decisivo per la promozione non ha dubbi: «L’organizzazione e la professionalità della società hanno fatto la differenza rispetto alle avversarie del girone». Minadeo è ripartito da zero dopo la retrocessione, cambiando in pratica tutto l’organico e affidandosi a tantissimi ragazzi con qualità tecniche e fame di vincere. Il Legnago è una delle squadre con l’età media più bassa d’Italia, non a caso. Il direttore sportivo guarda già al torneo professionistico: «Non sarà per niente facile, troveremo come al solito club molto organizzati. Potrebbe scendere la Spal, addirittura il Brescia, e ci saranno sicuramente le varie Padova, Vicenza, piazze veramente toste».
Gli attestati di stima gli sono arrivati un po’ da ogni parte d’Italia. Ma il cuore è cuore e batte sempre più forte quando i complimenti arrivano da casa tua: «Mi ha fatto enormemente piacere ricevere tanti attestati di stima da parte dei tifosi del Campobasso. Devo dire che non me l’aspettavo, anche perché io non ho i social e quelli che mi hanno contattato l’hanno fatto tramite telefono. Questo è ancora più bello, evidentemente ho lasciato un bel ricordo». Se gli proviamo a chiedere: resterà solo un ricordo? Ecco cosa ci risponde: «Sì, rimarrà un ricordo. È chiaro che nessuno può prevedere il futuro ma per ora penso proprio sia così. Anche perché ho grande rispetto per chi lavora in questo momento nella mia città e sta riportando la squadra in serie D, manca poco». Per la società di Matt Rizzetta spende parole al miele: «Innanzitutto continuerò a ringraziarlo perché ha salvato il calcio campobassano. Gli ho fatto l’in bocca al lupo a inizio stagione. Io sono e resterò per sempre un tifoso rossoblù, questo lo sanno anche i muri».
Naturalmente ha seguito tutto il cammino, assieme a un altro che ha i colori rossoblù nelle vene, ovvero Davide Teti, che è il segretario generale del Bari che sta lottando per andare in serie A: «Essendo entrambi fuori regione ci sentiamo spesso proprio per parlare del nostro Campobasso. Ho seguito tutte le partite, devo dire che questa squadra le ha vinte praticamente tutte e qualche giornata storta può capitare, come contro il Campomarino. Quella di Pietramontecorvino ci ha fatto palpitare: a due minuti dalla fine sembrava davvero impossibile riprenderla. E invece sono stati bravi a ribaltarla. Bisogna dare atto all’Isernia che non ha mai mollato dando vita a un duello infinito. Ma devo dire che il Campobasso è stato bravo e pronto anche negli scontri diretti vincendoli entrambi». Minadeo ha seguito in incognito i Lupi in due occasioni: «Sì, col Ripalimosani in Coppa e contro il Guglionesi qualche settimana fa. La società, Ivano Maselli, sono stati gentilissimi, ho voluto io seguirle tra virgolette di nascosto per non dare fastidio a nessuno, sono fatto così, lo sapete bene».

Franco de Santis

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