La sala stampa è affollata di giornalisti, ma sta per terminare in parità il derby del silenzio stampa. Vullo non può parlare causa direttive della società. Il collega neroverde De Patre preferisce invece evitare polemiche. Si vede solo qualche dirigente del Chieti e si immagina un’altra domenica senza parole. Dopo un paio d’ore dal fischio finale, però, Ferruccio Capone si fa sentire in collegamento telefonico televisivo. E, dalla trasmissione In Rete condotta su Teleregione Molise da Valentina Ciarlante, dice la sua dopo il comunicato stampa in cui annuncia di nuovo di autodimettersi. “Il silenzio stampa continuerà – afferma Capone – e, anche per quel che mi riguarda, ci sentiremo sempre di meno. Non voglio disturbare più. Mi metto da parte e, appena possibile, consegnerò la squadra a chi intenderà rilevarla. Sono pronto per andare dal notaio. Sono stanco e non voglio più litigare con nessuno. Mi fa piacere che la squadra abbia invece fornito una prova di carattere. Tutti i tesserati, nessuno escluso, devono fare il proprio dovere (frase evidenziata con il tono di voce, poi si capirà il perché ndr) nell’attesa che qualcuno rilevi il titolo”. La sua decisione scaturisce dalla contestazione di sabato? “Quella è solo la punta di un iceberg. Quei tifosi possono avere anche le loro ragioni, ma c’è qualcuno che li guida. Hanno i loro riferimenti. Da oggi in poi chiedo solo di essere lasciato in pace insieme alla mia famiglia”. In trasmissione arrivano però anche sms di solidarietà… “Si rivolgano a chi vuole che vada via. La posizione è chiara e delineata dopo sette anni. Ho fatto quello che potevo, ma ora non posso permettermi ulteriori sacrifici. Intendo farmi da parte. Ci sono persone che possono ottenere risultati migliori. Si sta riverificando quello che è accaduto con Provenza che, con l’appoggio indegno di qualche pseudo addetto ai lavori e di alcuni tifosi, riuscì a convocare una conferenza stampa contro la società. Chi è tesserato deve dare retta solo al terreno di gioco. Certo, non tutti sono così a Campobasso. C’è una città che stimo e rispetto, ma non ci sono più le condizioni per andare avanti. Ero solo, continuerò ad esserlo tra mille avversità. Solo un folle potrebbe trovare la forza di continuare. Così come, in democrazia, i tifosi possono esprimere il proprio parere, anche io posso essere libero di decidere le mie cose e togliere il disturbo”. Si riconosce qualche errore? “Certo, ma sono stato corretto da non chiedere niente. Altri pretendono prima di fare calcio, io ho caricato ogni onere sulle spalle della mia famiglia. Certo, ci sono degli sbagli legati allo sport, come la scelta di un allenatore o un direttore che poi si è costretti a esonerare, ma questo fa parte del gioco. Non basta però puntare sugli uomini migliori. Ci sono anche delle componenti ambientali. A livello di simpatia, calore dei tifosi, delle aziende e delle istituzioni siamo al di sotto dello zero. Non c’è alcun aiuto. Dobbiamo provvedere a tutto dalla A alla Z, anche pagare gas ed energia elettrica allo stadio. Nessuno ci sostiene. Io poi avrò sbagliato per eccesso di passione, per attaccamento a questi colori”. Come quando è entrato nel box dello speaker contro l’Arzanese… “Questo lo dite voi. La mia versione l’ho data. A voi basta fare polemica, ma siete liberi di farlo. Nessuno vi contesta. Continuate a fare questi processi, ma preoccupatevi innanzitutto di individuare chi può portare avanti le sorti del calcio a Campobasso. C’è gente più sportiva e competente di me. Sono pronto a firmare davanti al notaio”.

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