«So che quando riprenderò la macchina per tornare a casa mia sarà l’ultimo viaggio da Campobasso perché non tornerò per riprendere il lavoro con la squadra martedì. Questa sensazione forte la porto con me e un po’ di dolore me lo dà». Parole di una intensità dirompente quelle espresse da Mirko Cudini, con lo sguardo che racconta un triennio di risultati importanti, di tante gioie e pochi dolori, di abbracci, qualche delusione. Il tecnico marchigiano non siederà più sulla panchina rossoblù: ciò che è accaduto da 100 partite a questa parte non succederà più. È il calcio, baby. Anzi, la vita. Si volta pagina, si cambia condottiero, si mette la parola fine a un’avventura incredibile partita nell’estate del 2019, l’ultima pre-covid. Conferenza stampa emozionante: le lacrime di Stefano De Angelis la descrivono nel modo più spontaneo e genuino possibile, le dichiarazioni di Mario Gesuè promettono un futuro altrettanto sereno ma lo sguardo non può che andare in primis a «Mirko, entrato nella nostra famiglia già nel marzo del 2019 quando ci incontrammo nel mio studio di Milano e mettemmo le basi per la programmazione. Lì è partito tutto. Le strade si separano e ci tengo a dire che Cudini ha scritto una pagina unica di questo club, che ricorderemo per sempre. Ha fatto qualcosa di incredibile e straordinario. Ecco perché la separazione non è traumatica, non ci sono stati strappi: nel calcio i percorsi iniziano e finiscono. Ci lasciamo da amici, amici che hanno lottato per la stessa squadra e vinto. Quindi, grazie per quanto fatto in questi tre anni. Si parlerà di te nei prossimi, ne sono sicuro, e ad alti livelli».
Emozionato sì, ma sempre nella sua compostezza. Cudini ci ha abituato a emozioni misurate, sorrisi centellinati, mai dichiarazioni fuori luogo o sguaiate. E nel suo stile si congeda dalla piazza che pian piano si è innamorata di lui, almeno per la maggior parte dei tifosi: «Qui dentro (siamo nella sala stampa dello stadio, ndr) ne ho fatte tante di conferenze ma questa è sicuramente la più dolorosa. Abbiamo vissuto tre anni importanti e formativi, poi arriva il giorno in cui anche nelle migliori famiglie si compiono delle scelte». Ed ecco cosa ha spinto il mister a salutare: «Stimoli, ambizioni, situazioni che si possono o non si possono migliorare. Detto questo, i rapporti sono ottimi e non ci lasciamo certamente per un litigio, anzi. Si apre un’altra pagina della nostra carriera, fa parte del calcio e della vita. Vado via orgoglioso, col sorriso sulle labbra e spero senza il rammarico di aver compiuto un giorno la scelta sbagliata».
L’eredità che lascerà in dote non sarà indifferente: «Credo di aver inculcato una mentalità importante nei calciatori, questa è una buona base per il futuro. Chi arriverà trovare un gruppo di ottima qualità sul quale si potrà lavorare per migliorarlo ancora. Ringrazio tutti pubblicamente, soprattutto chi ci è stato sempre vicino, a Campobasso ho conosciuto tante persone umili e vere. Grazie alla stampa, alla società, ai tifosi. Ripeto, ho bisogno di stimoli nuovi che ad oggi non posso trovare qui perché non possono esserci situazioni diverse, e allora è giusto lasciare».
Poi toccherebbe al direttore sportivo prendere la parola, ma le uniche che pronuncia sono le seguenti: «Buongiorno a tutti, non amo parlare tanto…». E basta, l’emozione lo assale e rimanda l’intervento tra gli applausi. Applausi che vengono riservati a tutti, anche ai cronisti che con commozione intervengono più per omaggiare il tecnico che per porre domande. A quelle ha risposto per tre anni interi… Grazie mister.

Franco de Santis

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