I numeri non mentono mai e naturalmente non lo fanno col Campobasso. 40 punti in classifica, primo posto con cinque lunghezze sulle seconde, imbattibilità che si allunga a dieci giornate e un bottino di ben 16 punti conquistati nelle ultime 6 gare. Successo non facile, come non lo sarà nessuno d’ora in poi, contro il Matese fanalino di coda. Maldonado e Di Nardo hanno tolto le castagne dal fuoco regalando ai colori rossoblù due reti e un’altra vittoria senza subire reti. E i mezzi stop delle inseguitrici non guastano, anzi: i pareggi della Sambenedettese a Tivoli e nello scontro diretto tra L’Aquila e Chieti permettono alla formazione del capoluogo di guadagnare terreno in modo abbastanza netto. Ma è ancora lunga. Queste le parole al termine del match del tecnico palermitano.
Mister, che giudizio dà alla prova dei suoi?
«Bene il risultato, non mi convince soltanto il fatto che in alcuni tratti della gara potremmo essere più cattivi, potremmo chiudere la partita. Non è facile creare, noi creiamo tanto e non era facile farlo soprattutto quando loro (Matese ndr) sono rimasti in dieci e si sono messi lì dietro con il 4-4-1 e le linee strette. Quelle due, tre situazioni che ci sono capitate andavano sfruttate in maniera diversa. Qualche volta siamo troppo delicati, anche questo aspetto non mi piace molto, io amo l’agonismo, la cattiveria, se ti arriva quella palla devi far gol, questa è l’unica cosa che al momento non mi piace. Nel primo tempo a livello tattico abbiamo sbagliato a giocare le palle lunghe col Matese che ha cambiato anche disposizione in campo. Ci aspettavamo un 3-5-2, si sono presentati poi con un 4-4-2 e abbiamo cominciato a creare qualche pericolo soltanto dal momento in cui abbiamo iniziato a giocare tra le linee. Il gol di Di Nardo è la giocata giusta: palla, sponda, taglio verso la porta e gol. Nel calcio dobbiamo imparare a giocare in verticale, almeno per come la penso io».
Concreti ma non bellissimi e molto equilibrati, è così?
«Anche la settimana scorsa col Monterotondo si è detto che il Campobasso non è stato bello da vedere. Dipende dai punti di vista. Per caratteristiche e per come voglio io la squadra, dobbiamo cercare di essere sempre una formazione attenta. Nel primo tempo, così come nel secondo, abbiamo preso due ripartenze che nel calcio non esistono. Non bisogna avere fretta perché come dico sempre, ci troviamo ad affrontare un campionato che si deciderà all’ultima giornata per un centimetro quindi non puoi scoprirti e prendere due ripartenze perché devi vincere per forza la partita. Ci vuole il tempo giusto. Io amo vincere, se poi si vince in maniera egregia giocando bene, ben venga, l’importante è essere equilibrati e compatti. Chiunque vorrebbe tutto e subito, piano piano ci arriveremo, le partite cambiano e si potrebbe diventare anche più belli alla lunga concretizzando le occasioni, ma se non le sblocchi sembri sempre più brutto».
Stanno pian piano avendo spazio anche elementi che finora hanno fatto tanta panchina, no?
«Io come allenatore devo cercare di recuperare tutti perché coloro che hanno giocato meno saranno quelli che si riveleranno più importanti andando avanti con il campionato».

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