La storia di un molisano, sacerdote gesuita, che negli anni a cavallo tra il 1500 ed il 1600 ha avuto un ruolo importante nella evangelizzazione delle isole Molucche, mi ha molto incuriosito e mi è venuto spontaneo di sentire il racconto dalla viva voce della giovane studiosa di Storia dell’Estremo Oriente che ne è venuta a conoscenza. La giovane, che si può definire appassionata ed entusiasta, è Antonietta Di Giovanni (nella foto), di Macchia D’Isernia, laureata in Scienze politiche con indirizzo Asia e Africa presso l’Università di Napoli “L’Orientale”, assegnataria di una borsa di studio, indetta dal governo indonesiano, cui parteciparono 40 studiosi di diverse nazionalità europee, asiatiche ed americane; ammessa a due programmi Erasmus, che si sono tenuti uno in Inghilterra, presso l’University off Hull, l’altro in Francia, presso l’Institute National des Languages et Civilisations Orientales, su Storia e Politica indonesiana; perfettamente padrona della lingua inglese e della lingua indonesiana.

AntoniettaDiGiovanni

A questa giovane studiosa ho chiesto in che modo avesse conosciuto le vicende del prete molisano missionario in estremo oriente. “Di recente mi sono iscritta di nuovo all’Università di Napoli ad un corso magistrale di lingua e civiltà orientali. Qui ho incontrato il prof Adolfo Tamburello, che insegna Storia e civiltà dell’estremo Oriente, il quale mi ha chiesto di preparare una relazione sulle missioni dei gesuiti nelle Isole Molucche, da presentare nell’ambito del convegno sui riflessi europei nella cultura in India e nell’Asia Orientale. Mentre preparavo questa relazione, con mia grande sorpresa, mi sono imbattuta in padre Lorenzo Masonio, un sacerdote gesuita molisano che tra il 1500 ed il 1600 è stato missionario nelle Isole Molucche, per 30 anni, dove si affermò come personaggio di primissimo piano. Era nativo di Campolieto, piccolo paese in provincia di Campobasso, da famiglia non nobile, ma benestante. La data di nascita non è certa: è indicata nel febbraio del 1555, dai cataloghi di Napoli, e nel 1556, dai cataloghi delle Filippine. Della sua adolescenza non abbiamo notizie, sappiamo che venne avviato agli studi letterari finché andò a Napoli dove studiò prima Diritto Civile e Diritto Canonico, poi Filosofia. Nel 1579 venne ordinato sacerdote. Successivamente si recò a Roma per studiare Teologia ed ebbe compagno di corso San Luigi Gonzaga. Dopo quattro mesi venne destinato alle missioni nel lontano Oriente. Partì da Lisbona, con una spedizione portoghese, insieme a due compagni: l’italiano di Treviso, padre Antonio Marta, ed il portoghese padre Joao Rebelo. Con loro raggiunse le Isole Molucche, nella città principale che era Ambon, dopo che la piccola armata che li accompagnava la ebbe conquistata grazie alle armi moderne di cui era dotata”.

Qual era la situazione politica e sociale dell’epoca?

“Per capire quegli anni e le difficoltà che incontravano gli esploratori dobbiamo renderci conto che quel grande arcipelago era costituito da circa 6-7mila isole, ciascuna con il proprio dialetto, governate da oltre 5mila sovrani che rispettavano il principio di unità nella diversità. Erano conosciute come Mauluku, probabilmente perché alcuni commercianti arabi le avevano denominate jazirat al maluk che significa il regno dei tanti reggenti”.

Gli europei cercavano soprattutto le spezie.

“Infatti le Isole Molucche erano note come le isole delle spezie perché i commercianti arabi, indiani, cinesi ed europei venivano qui a rifornirsi di chiodi di garofano, di noce moscata o di macis. Queste spezie, che raggiungevano l’Europa via terra attraverso il Medioriente, e arrivavano a Venezia a costi elevatissimi, venivano messe dagli europei quasi sullo stesso piano dell’oro. Venivano utilizzate nei modi più disparati: per conservare ed aromatizzare le carni, per alleviare i dolori causati da diverse malattie e per preparare molti profumi”.

Per questo iniziarono le esplorazioni.

“Nel Quindicesimo secolo in Europa è iniziato il periodo delle grandi esplorazioni alla ricerca di paesi sconosciuti, di nuove vie di comunicazione e di nuove merci. In particolare portoghesi e spagnoli si aprirono al mondo; ricordiamo le tante spedizioni per mare di Francisco Serrao, di Magellano, di Vasco De Gama, che nel 1498 raggiunse Calicut in India. La prima grande spedizione portoghese in quest’area del mondo, con delle navi, si ebbe con il viaggio di Alfonso di Albuquerque il quale raggiunse la Malesia nel 1511 ed inviò Francisco Serrao, con una piccola flotta, nelle isole Molucche dove giunse nel 1513. Questa notizia fece scalpore in Europa e provocò la competizione degli altri Paesi”.

Anche la Chiesa prese parte attiva a queste iniziative.

“A queste esplorazioni il Papa affidò anche il compito di diffondere il cristianesimo assegnando particolari privilegi al Portogallo e alla Spagna. I gesuiti iniziarono ad inviare loro missionari in questi luoghi nel 1546. Il primo che ha raggiunto Ambon è stato San Francesco Saverio ed è colui che ha voluto le missioni gesuite successive. Antonio Galvao nel 1578 edificò la Casa della misericordia con annesso l’ospedale”.

Quando è iniziata la missione di Padre Masonio?

“Padre Lorenzo Masonio è arrivato ad Ambon nel 1589/90; dopo breve tempo lo inviarono nel villaggio di Wakasihu dove, però, è rimasto pochi mesi perché si ammalò il superiore locale di Ambon, padre Pero Nunes, ed egli venne chiamato a sostituirlo temporaneamente. Dalle notizie che sto ricostruendo sono giunta alla conclusione quindi che la prima volta, nel 1590, divenne superiore locale per necessità, per l’impossibilità cioè di chiamare altri a sostituire temporaneamente Pero Nunes caduto malato; successivamente, nel 1593/94, ricoprì il ruolo di vicesuperiore con padre Antonio Marta superiore locale”.

Fino ad allora ebbe un ruolo abbastanza secondario.

“Sì, ma in seguito, nel 1600, venne nominato superiore delle Molucche egli stesso. In quegli anni padre Masonio, che aveva imparato perfettamente la lingua locale e addirittura il dialetto di Ambon, diventò il principale rappresentate della cristianità nelle Molucche. Ottenne anche la conversione di alcuni sultani, ma si dedicò soprattutto ai ragazzi e a coloro che già erano cristiani. L’opera, già difficile per l’impossibilità di raggiungere un territorio tanto esteso, divenne ancora più ardua quando, nel 1605, si verificò l’arrivo di una potente flotta olandese che si impadronì di Ambon. Gli olandesi, che erano protestanti, dato il suo prestigio e nonostante le promesse fatte, lo costrinsero all’esilio nelle Filippine. Ma padre Masonio non si fermò qui a lungo, già l’anno successivo, nel 1606, trovò il modo di tornare nelle Molucche per continuare la sua opera quale superiore della missione; ruolo che tenne fino al 1621, diventando sempre più uno dei protagonisti dell’incontro tra culture profondamente diverse. Egli seppe dialogare con tutti, stabilire rapporti di amicizia o di buon vicinato e la sua formazione giuridica lo favorì molto”.

Dopo il 1621 cosa successe?

“Nelle Isole Molucche erano molto aumentate le difficoltà, anche per la rivalità degli spagnoli che preferivano i missionari francescani, quindi padre Masonio, come riferisce Hubert Jacobs, venne incaricato di recarsi in India, ma, giunto a Manila, sia l’arcivescovo, sia il governatore si accorsero di tutte le sue qualità ed esperienze e gli chiesero di fermarsi lì. La cosa gli fu concessa perciò Masonio rimase a Manila fino alla sua morte che giunse nel 1631 dopo circa 43 anni di missione in Asia”.

Le sue ricerche si fermeranno qui?

Non credo. Anzi, spero di no. Ci sono ancora molte cose da scoprire su padre Masonio. Finora ho fatto conoscenza soltanto dei tratti generali della sua vita, mi piacerebbe entrare ancora di più nei particolari. Vorrei andare a cercare notizie presso l’archivio generale dei gesuiti di Roma e in quello di Lisbona. Vorrei conoscere le epistole che egli inviava ai suoi superiori per descrivere le difficoltà che incontrava, i risultati che otteneva e gli aiuti che chiedeva. E visitare i luoghi dove ha operato per cercare di scoprire eventuali segni della sua permanenza e del suo apostolato. Insomma, capire la vita di un uomo partito da un piccolo paese di montagna, al centro della provincia di Campobasso, finito in un enorme agglomerato di isole, luogo di incontro e di scontro di tante culture e di tanti interessi diversi. Ma come fare? Chi mi potrà aiutare? Vedremo”.

Insomma il mio desiderio di conoscere un grande personaggio del passato mi ha fatto entrare in contatto con un altro personaggio, questo modernissimo: Antonietta Di Giovanni, una giovane studiosa piena di talenti e di interessi culturali, volitiva e appassionata, straordinariamente legata alla sua terra, il Molise, che nel resto d’Italia è dimenticato. O addirittura non esiste.

 

Luciano Scarpitti
Presidente dell’associazione “Il Glicine” – Carovilli

Un Commento

  1. Saverio Simi de Burgis scrive:

    Gentile Luca Colella, ho trovato molto interessante il suo articolo in merito alle ricerche di Antonietta Di Giovanni sulla figura di Lorenzo Masonio e le missioni dei gesuiti nelle isole delle Molucche. Vorrei potermi mettere in contatto con la studiosa per confrontarmi sulla figura di Masonio ma anche di altri gesuiti citati nella ricca documentazione compilata da Hubert Jacobs in merito ad altri gesuiti italiani coinvolti nelle missioni in queste isole tra cui Andrea Simi (Lucca, 1580-Manila, 1634). Nel volume “The Visitor: Andre Palmeiro and the Jesuits in Asia”
    di Liam Matthew Brockey che certamente la studiosa conosce, sono citati sia Lorenzo Masonio sia Andrea Simi poiché in contrasto con il gesuita portoghese Manuel De Azevedo che certamente ebbe modi assai meno concilianti e più dispotici nel trattare con i locali delle meravigliose isole dove i due gesuiti italiani diedero sicuramente i loro contributi civili, religiosi e morali. Infatti dopo i vari tentativi di screditarne l’immagine, l’allontanamento del De Azevedo, consentì ad Andrea Simi di diventare Padre Superiore e Commissario del santo ufficio dell’inquisizione dal 1624 al 1633. In anni precedenti, esattamente tra il 1608 e il 1610, anche Masonio era stato Superiore delle missioni nelle isole Molucche. Sicuramente la dottoressa Di Giovanni avrà visionato molti documenti e le lettere inviate dai missionari ai generali dell’Ordine dei gesuiti di allora, in particolare Muzio Vitelleschi e Claudio Acquaviva. Se potessi avere l’indirizzo e-mail o il numero di telefono della dottoressa Antonietta Di Giovanni gliene sarei estremamente grato. Da una lettera di Andrea Simi al generale dell’Ordine
    Muzio Vitelleschi, Simi dichiara di essere partito per la missione da Roma assieme a P. Lorenzo Masonio e a P. Joan Baptista Scalamonte. Grazie e complimenti per l’articolo utilmente informativo su aspetti della storia ancora inediti. In attesa di un cortese cenno di riscontro, porgo distinti saluti. Saverio Simi de Burgis

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