La procura di Campobasso ha chiuso le indagini sul ritardo nella realizzazione di un centro Covid e la grave carenza di figure mediche. L’avviso, ha rivelato ieri il Comitato Verità e Dignità per le vittime, «è stato comunicato agli indagati». Non trapela altro, al momento, su questa vicenda, tornata d’attualità – per quanto riguarda la cosiddetta ‘torre’ localizzata nell’ex hospice del Cardarelli – proprio in queste ore perché l’Asrem, che è soggetto attuatore, ha approvato, dopo un paio di anni di modifiche e lievitazione dei costi dell’opera, il nuovo progetto esecutivo.
Ma non è l’unica novità sull’attività di indagine avviata da mesi dagli inquirenti del capoluogo sulla gestione dell’emergenza pandemica. Al legali del sodalizio presieduto da Francesco Mancini, Vincenzo Iacovino, e al collega Andrea Ruggiero del foro di Roma, è arrivata la richiesta di archiviazione rispetto al «procedimento incardinato dopo le segnalazioni concernenti varie criticità nella risposta sanitaria». Ma è emerso che ci sono tre episodi stralciati, su cui si sta continuando a investigare o che saranno a breve all’attenzione del gip. Oltre al ritardo nella costruzione della ‘torre Covid’, per esempio, in virtù dell’opposizione all’archiviazione prodotta proprio dal Comitato, il 20 settembre sarà all’attenzione del giudice per le indagini preliminare la posizione di numerosi indagati, vertici sanitari della Regione e del Ministero, riguardo alla comunicazione a Roma dei numeri dei letti disponibili di terapia intensiva. Alcune delle persone coinvolte si sono rivolte allo studio dell’avvocato Mariano Prencipe. Il Comitato dice no all’archiviazione e sostiene che la vicenda riguardi anche in particolare un «omicidio colposo per un decesso intervenuto dopo tre giorni di attesa in pronto soccorso», episodio per cui «era stata già chiesta l’archiviazione contro la quale il Comitato ha fatto opposizione». Infine, terzo stralcio, le verifiche che gli investigatori hanno effettuato sulle criticità dell’impianto dell’ossigeno del Cardarelli che ha comportato l’acquisizione di tutte le cartelle cliniche dei pazienti deceduti nel reparto di malattie infettive.
Sempre il Comitato ha reso noto che in Procura esistono altri procedimenti sulla gestione dell’emergenza Covid a seguito di denunce per decessi o cluster: 20 per l’ipotesi di omicidio colposo e sei per epidemia colposa. «Il Comitato – spiega Iacovino – ora ha 20 giorni per esaminare le quasi diecimila pagine contenute in 24 faldoni e chiedere la prosecuzione delle indagini preliminari sui seguenti reati ipotizzati: abuso d’ufficio, rifiuto di atti d’ufficio, omicidio colposo, epidemia, delitti colposi contro la salute pubblica, interruzione di ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica utilità». Mentre il presidente Mancini esprime soddisfazione per il provvedimento di conclusione delle indagini e il prosieguo delle indagini, nei diversi procedimenti scaturiti dalle denunce del comitato: «Siamo pronti per costituirci parte civile».

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