Le banche fuggono a gambe levate dal Molise, prima regione in Italia per chiusura di sportelli negli ultimi cinque anni. Non va molto meglio in Abruzzo che nella classifica dei “peggiori” è al secondo posto. Lo rivela uno studio della Fisac Cgil Abruzzo Molise che ha analizzato i dati della Banca d’Italia relativi all’occupazione bancaria ed alla presenza degli istituti nei territori e ha integrato il suo dossier con materiale estratto dal Sole 24 ore e prodotto dall’economista Aldo Ronci e dall’Ufficio Studi e Ricerche Fisac Cgil nazionale.
«Le banche non solo abbandonano i nostri territori, ma sembrano avere una gran fretta di farlo, con chiusure che procedono a una velocità maggiore rispetto a quanto avviene nelle altre regioni», sottolinea il segretario regionale della Fisac Luca Copersini.
Ogni anno, aggiunge il sindacato, la situazione appare «peggiorata rispetto a quello precedente».
In Molise, gli sportelli bancari sono passati dagli 81 del 2022 ai 78 del 2023, con una flessione di tre unità, pari al -3,7%. Sotto la media italiana (-3,9%). «Non inganni il dato del Molise relativo all’ultimo anno, leggermente migliore rispetto alla media nazionale: con 78 filiali residue c’è rimasto ben poco da chiudere», chiarisce il sindacato. E comunque la flessione arriva al -28,4% considerando gli ultimi cinque anni, dato che colloca la regione al primo posto tra le peggiori d’Italia.
A livello provinciale, in testa c’è la provincia di Campobasso, con una variazione del -32,2% nei cinque anni (-4,8% nel 2023), seguita dall’Isernino (-13,6%; invariata nel 2023). Il risultato di questa situazione è che nel 2023, in Molise, solo il 17,6% dei comuni, cioè 24, ha almeno uno sportello bancario, dato di gran lunga inferiore alla media nazionale del 58,9%. Il dato scende addirittura all’11,5% nella provincia di Isernia, mentre è al 21,4% in quella di Campobasso.
«Non esistono banche in oltre otto comuni su dieci – osserva la Fisac Cgil – arrivando al dato di Isernia che vede gli abitanti di quasi il 90% dei comuni costretti a spostarsi se vogliono effettuare operazioni bancarie».
L’andamento degli occupati nel settore conferma la difficile situazione in atto: tra il 2022 e il 2023 sono passati da 533 a 505, con una variazione del -5,3%, percentuale che arriva al -14,7% considerando gli ultimi cinque anni (-5,8% in Italia).
«Il tema dell’abbandono bancario – commenta il sindacato – ha visto la Fisac impegnarsi a fondo, per denunciarlo ma anche per cercare di proporre soluzioni alle aziende bancarie. Un possibile provvedimento potrebbe consistere nello spostare i centri direzionali dalle regioni del Nord a quelle del Centro-Sud, riuscendo così a tamponare almeno l’emorragia occupazionale, senza peraltro arrecare disagio alle aziende».

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