Sono trascorsi sette anni dall’emanazione della legge dello Stato con cui si cancellavano le comunità montane. Enti che in Molise però esistono ancora e che, sebbene svuotati delle loro funzioni, gravano sul bilancio della Regione per tre milioni di euro all’anno. E’ il personale a determinare il maggior costo, oltre alle utenze e alle strutture.

Sono nove le comunità montane del territorio e soltanto la “Molise centrale”, gestita dal commissario Domenico Marinelli, può vantare un proprio fatturato, occupandosi dello smaltimento dei rifiuti e del settore industriale, le altre otto, coordinate dai commissari Tonino D’Alete e Nicandro Cotugno, sono completamente a carico dell’ente regionale.

“Non è vero che i dipendenti non fanno nulla”, hanno gridato a gran voce oggi i referenti nel corso della riunione indetta da Cgil, Cisl e Uil a Campobasso, nel palazzo della giunta.

Un incontro finalizzato a proporre un piano di ricollocamento dei 59 lavoratori delle comunità e a capire quali siano le intenzioni delle autorità preposte per il destino di questi enti che entro il 31 dicembre 2016 andranno soppressi, stavolta davvero.

Il presidente Paolo Frattura e l’assessore al lavoro, Michele Petraroia hanno spiegato che la riorganizzazione passa per l’istituzione di nove ambiti in tre macro aree. Ambiti che verranno individuati dal consiglio regionale, chiamato ad approvare la legge specifica attualmente al varo della commissione.

“Ragioniamo su questo ma ora partiamo con la raccolta differenziata”, ha detto il governatore.

A lui ha fatto eco Petraroia, sottolineando come la Regione voglia rendere efficiente il proprio lavoro grazie all’inserimento dei lavoratori delle comunità.

Molti di loro andranno presto in pensione, la ricollocazione quindi si riferirà a 13 persone, come ha spiegato la segretaria della Uil Tecla Boccardo.

«Vogliamo sapere quale strada vuole percorrere la Regione – le parole della Boccardo – alla fine del 2016 ci saranno 59 persone da ricollocare e nell’arco di sei anni 32 di queste andranno in pensione. Una ricollocazione è possibile perché si potrebbero trasferire le risorse alle comunità o agli enti presso cui i dipendenti si trasferiranno, secondo la legge regionale 22. Tra una settimana ci aspettiamo di ricevere un altro invito dalla Regione per vedere se riusciamo a coniugare le nostre proposte con le prospettive della Regione stessa».

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