La festa del grano di Sant’Anna è giunta alla 213^ edizione. Una tradizione secolare, il simbolo di una città che vuole farsi riconoscere in relazione alla festa del grano. La celebrazione di Sant’Anna, occasione per riflettere su temi attuali come immigrazione ed accoglienza, queste infatti le parole di don Peppino: «La festa del grano per Jelsi rappresenta non una festa, ma la festa per eccellenza, perché parla di radici, di storia, di cultura, di arte che nel segno del grano si fa dono e quindi oggi di coesione sociale e di identità. Ma soprattutto rafforza lo spirito di apertura verso gli altri: i migranti che accogliamo a Jelsi, le culture che si ritrovano e si confrontano. Questo camminare insieme soprattutto oggi fa molto bene e rincuora. E, quindi, rilancia».
Macchina organizzativa impeccabile, già alle prime ore del mattino si carpisce la grande attrattiva di questo evento. «Una bella festa, molto particolare – afferma il sindaco Salvatore D’Amico -. Nel Molise è l’unica che fa carri veramente artistici. C’è la partecipazione di quasi tutti i ragazzi e i meno giovani».
La passione che lega gli abitanti della comunità di Jelsi alla festa del grano è la spinta che rinnova un attaccamento inossidabile alle proprie radici: «È il paese che ama questa festa – le parole del presidente del comitato -, è il paese che ha nel cuore Sant’Anna e automaticamente ogni anno che passa è sempre più forte questa passione e questa voglia di fare e di creare, di allestire il paese, di fare i carri. Io sono entusiasta di questa cosa, infatti da presidente sono contentissimo».
E tra i protagonisti ci sono sicuramente i giovani, la cui partecipazione costituisce una delle note più liete.
Presente anche l’assessore Cotugno che commenta: «Questa è una tradizione che viene tramandata con le scuole, con i giovani, con i ragazzi che partecipano con grandissimo entusiasmo ed è veramente una cosa straordinaria. Io sono convinto che è una delle grandi bellezze della nostra regione e che va valorizzata sempre di più».
La celebrazione è un modo per rievocare l’animo contadino e rurale. Un qualcosa di laico e spirituale insieme che si rinnova ogni anno e attira cuori jelsesi, che vivono all’estero, ma non dimenticano la loro origine. «Abbiamo degli amici che vengono dal Canada perché c’è una colonia jelsese a Montreal, sono veramente tantissimi e tornano sempre a Sant’Anna», afferma un ragazzo del posto.
I carri allegorici sono più di 30, ci sono le traglie, ci sono macchine realizzate dai bambini. Alcune che hanno un tema specifico, ma sempre attuale come il carro celebrativo per il centenario della fine della Grande guerra: «Abbiamo scelto di celebrare questo centenario in maniera particolare per dare importanza alla storia che deve essere maestra di vita e di conseguenza abbiamo deciso di rappresentare queste tre immagini. Il titolo del carro è ‘Ti racconto la mia guerra’».
Ad allietare l’atmosfera la banda musicale di Gambatesa e le majorette. Bambini che provano l’ebbrezza di salire su una mucca. Ci sono le fisarmoniche che suonano una musica dimenticata, ed i suonatori sono giovani. C’è il vecchio e il nuovo. Ci sono tante voci ma un unico cuore. È questo lo spirito della Festa.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.