«Maresciallo non ci prendi, un’ora sei stipendi», «compro tre appartamenti, pago con pezzi da 20… quello che dico è vero tranne quando sto in questura». Recita così uno dei brani che lo ha reso famoso, soprattutto sui social. Invece nelle scorse ore sono scattate le manette per Niko Pandetta, il trapper neomelodico raggiunto da un ordine di carcerazione con l’accusa di spaccio ed evasione. Solo qualche mese fa il cantante si era esibito a Pietracatella, nonostante le proteste di diverse associazioni antimafia che avevano chiesto a Prefettura, Questura e sindaco di annullare il concerto, come già avvenuto in altri comuni italiani. Il trapper catanese è infatti il nipote del boss Turi Cappello, sottoposto al regime speciale di detenzione 41 bis dal 1993, al quale sul palco dedica le canzoni con testi di vicinanza.
Ieri Pandetta è stato arrestato a Milano: dopo aver pubblicizzato la notizia della sua condanna a quattro anni sui social si era sottratto al provvedimento ma è stato rintracciato in zona Quarto Oggiaro dagli agenti della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Milano.
Era da qualche giorno – come riporta La Repubblica – in una stanza di un B&b preso in affitto dal suo manager. È qui che gli agenti della Squadra mobile di Milano lo hanno rintracciato: intorno alle 9 il trapper è uscito incappucciato insieme al suo collaboratore di 33 anni ed è salito su un’auto guidata da un terzo uomo di 38 anni con precedenti per falso. I poliziotti lo hanno seguito e poi bloccato mentre la macchina era incolonnata nel traffico in via Lessona all’angolo con via Aldini. Addosso Pandetta aveva 12mila euro in contanti. È stato accompagnato in questura in attesa del trasferimento in carcere.
Nei giorni scorsi il cantante, due dischi d’oro per il singolo ‘Pistole nella Fendi’ e per l’album ‘Bella vita’, aveva diffuso un video sui social in cui diceva: «I quattro anni mi sono arrivati sì, ma devo fare due anni e mezzo. Io li faccio in affidamento, non mi chiuderanno mai. E vi dico un’altra cosa… il disco è pronto. L’anno prossimo tutti a casa. Anche se mi arrestano ho cinque dischi pronti. Posso mancare io fisicamente ma non mancherà la mia musica perché io vivo con quella paura che mi arrestano perciò facciamo con il mio Producer 7 pezzi alla settimana. Se io vado a prendere il mio computer ho 350 pezzi pronti posso stare anche vent’anni in galera».
La Cassazione aveva da poco respinto il ricorso dei legali del trapper, rendendo definitiva la condanna a quattro anni per spaccio.

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