Dai Comuni deve passare il 34% dei progetti del Pnrrr che valgono 66 miliardi di euro, ma sono già molte le amministrazioni municipali che hanno alzato bandiera bianca. Nella puntata di lunedì sera, la trasmissione Presa Diretta ha acceso i riflettori sulle difficoltà che stanno incontrando i piccoli Comuni – che sono il cuore dell’Italia – già in affanno nel tenere in piedi i servizi alla comunità per mancanza di personale e risorse. In Italia circa il 70% dei Comuni ha meno di 5mila abitanti, la metà conta una popolazione tra i tremila e i mille anime. Hanno pochi soldi, molti sono in dissesto o predissesto. E così molti hanno già rinunciato in partenza a partecipare ai bandi del Pnrr perché troppo complicato, perché non hanno personale specializzato per redigere i bandi o perché si richiedeva un confinanziamento di risorse che il comune non ha. Per il sindaco di Pietracatella, 1300 abitanti, il Pnrr così come è stato immaginato rischia di tagliare fuori proprio quelle realtà che ne hanno più bisogno.
«Si è persa quella strategia che in passato era stata declinata nella coesione territoriale – spiega Antonio Tomassone ai microfono di Presa Diretta – quell’approccio dal basso verso l’alto. Spero che tutto questo porti ad un’Italia diversa anche se ancora adesso registriamo discrasie forti tra i Pil nelle zone metropolitane, le aree a ridosso e le nostre aree». Proseguendo su questa strada il destino è segnato. «Il rischio è la fine dei borghi – dice il sindaco di Pietracatella che ha rinunciato a molti bandi – il che significa una grossa perdita per l’Italia.
Se non si vuole fallire va superato il meccanismo dei bandi. Luca Bianchi, direttore generale Svimez, lo dice senza mezzi termini. «Il meccanismo dei bandi non funziona per le tematiche che riguardano il diritto di cittadinanza. Su scuole, asili, palestre, mense e sul tema della sanità la redistribuzione delle risorse sul territorio – sottolinea – non può dipendere dalla capacità amministrativa dei comuni, cioè non possiamo mettere a bando i diritti. Perché lo abbiamo visto, sono già diversi i bandi pubblicati ma non si riesce a raggiungere l’obiettivo reale di ridurre le distanze. Va superato il meccanismo dei bandi e questo non solo è necessario ma anche possibile. Faccio un esempio: presso il Miur esistono i dati di ogni singolo istituto quindi noi sapevamo dove c’era bisogno di fare quell’intervento. Perché non si è fatto? In parte per un atteggiamento anche ideologico, come dire i soldi dovevano andare a chi se li meritava. Questo però è un errore perché non si può mettere in competizione amministrazioni che hanno competenze accumulate nel tempo così diverse. Rischiamo che il Pnrr almeno su questo comparto ci restituisca una geografia del Paese ancora più frammentata di quella con cui siamo entrati nel pre pandemia».
Il giornalista di Presa Diretta chiede infine: si può realizzare il Piano nazionale di ripresa e resilienza il Pnrr non funzionerà al sud? «No direi di no, attraverso l’obiettivo della riduzione dei divide territoriali passa gran parte degli obiettivi del Pnrr» chiosa Bianchi.

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