Ore di fibrillazione ieri nella base operaia e negli organigrammi sindacali per la scelta del premier Conte di chiudere le attività produttive non strategiche. Che avrebbero fatto alla direzione Fca, così come in Sevel? Ebbene, dopo un’attesa lunga quasi una giornata, arriva la comunicazione, per mano della Uilm di Termoli. «In riferimento al decreto legge della Presidenza del Consiglio del 22 marzo 2020, la direzione dello stabilimento Fca di Termoli ha comunicato la sospensione dell’attività produttiva a partire da domani 23 marzo 2020. Seguiranno aggiornamenti sulla data di rientro».
«Informiamo che le attività produttive dello stabilimento Fca di Termoli sono sospese fino al giorno 3 aprile 2020 – scrive in bacheca la Fim-Cisl – verrà comandato solo il personale necessario a garantire quelle attività di mantenimento e salvaguardia degli impianti e messa in sicurezza».​ Ritardi dovuti dalla discussione in atto in ambito nazionale, che ha visto slittare la pubblicazione del decreto a causa della lettera di Confindustria inviata al Governo. «Confindustria sta affrontando con senso di responsabilità la decisione del Governo di sospendere le attività produttive non essenziali. E sottolinea, con una serie di indicazioni precise, l’esigenza di contemperare la stretta decisa ieri con alcune esigenze prioritarie del mondo produttivo. E’ necessario, per esempio, consentire la prosecuzione di attività non espressamente incluse nella lista e che siano però funzionali alla con tenuità di quelle ritenute essenziali. Il presidente Vincenzo Boccia lo scrive in una lettera al premier Giuseppe Conte. Tra i passaggi uno riguarda al tutela delle imprese sui mercati finanziari: «Sarà importante valutare i necessari provvedimenti relativi all’operatività della Borsa e del mercato finanziario per evitare impatti negativi sulle nostre società quotate». Ieri si era espresso anche il leader della Ugl metalmeccanici, Antonio Spera.
«La decisione da parte del governo di chiudere tutte le attività produttive non essenziali del nostro paese, in un momento molto difficile e complesso che non ha precedenti dal dopo guerra ad oggi, viene accolta dalle lavoratrici e lavoratori con un grande sospiro di sollievo: l’espandersi dei contagi in tutto il paese e in tante fabbriche, non consentiva più la tranquillità dei lavoratori». «Avevamo sollevato più volte la necessità e il rischio che si riscontrava nelle fabbriche con diversi comunicati stampa, anche inviando una lettera al premier Giuseppe Conte nelle date del 12/13 e 15 marzo ma, senza alcuna risposta. Siamo stati costretti, per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori – continua Spera -, a dichiarare lo stato di agitazione in tutto il settore metalmeccanico partendo dal 12 al 27 marzo e con tantissimi scioperi perché non c’erano le condizioni all’interno delle fabbriche: ciò, dopo l’annuncio puntualmente disatteso da parte del governo che, avrebbe distribuito un kit gratuito a tutti i lavoratori (mascherine e guanti ) in tantissime aziende e, un contentino di 100 euro per chi si recava a lavoro. Dunque – per l’Ugl – conclude Spera -, quella di ieri è stata una decisione estremamente tardiva: mette ancora al centro delle discussioni un governo incapace di prendere decisioni importanti il quale, continua ad ascoltare le lobby che anche in questo momento estremamente tragico del paese, vogliono fare ancora profitti sulla pelle dei lavoratori». Il segretario della Fim-Cisl del Molise, Riccardo Mascolo, nel commentare l’evoluzione della vertenza Fca riprende il pensiero del leader cislino dei metalmeccanici, Marco Bentivogli: «A volte insistere su alcune ragioni evidenti portano a far riflettere alcune persone che non conoscono a fondo il nostro territorio e quindi insistono su scelte sbagliate».
Emanuele Bracone

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