Piombo, benzo(a)pirene, idrocarburi pesanti (C>12), rame, benzo(g-h-i)terilene, benzo(g-h-i)perilene ed indenopire, e poi: arsenico, cromo, cadmio, indonepirene, benzo(b+k)fluororantene, ma anche cobalto, vanadio, tallio, benzene (a-h) antraceneed indonepirene.
Insomma, nel suolo e nel sottosuolo della Piana di Venafro c’era (e c’è) un po’ di tutto. Non si tratta, evidentemente, di una lezione di chimica bensì delle sostanze rinvenute a seguito dei campionamenti Arpa relativi ai prelievi effettuati nel 2014 sui terreni della Piana di Venafro posti sotto la lente di ingrandimento a seguito delle dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone e dello scandalo nazionale dei rifiuti interrati. Per tutte le sostanze sopraelencate, gli esperti hanno segnalato una presenza «superiore al valore limite consentito» quando non addirittura di «valore elevato». Ciò, nello specifico, per uno dei sei campi oggetto d’indagine e di scavo.
Qui, ormai non ci sono più dubbi, sono stati effettuati sversamenti illeciti negli anni, anzi nei decenni passati.
I risultati delle analisi Arpa e delle indagini dei Carabinieri del Noe di Campobasso eseguite su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Isernia sono rimasti sempre in sordina.
Tuttavia, il «livello delle concentrazioni soglia di contaminazione superiore ai valori» previsti dal Testo Unico Ambiente è stato accertato e formalizzato. Non si tratta dunque di indiscrezioni ma di atti e documenti. In particolare, a parlare chiaro è il provvedimento sindacale numero 92/17 firmato da Antonio Sorbo e risalente all’8 settembre 2017 che – malgrado non sia stato mai divulgato all’opinione pubblica – indirettamente attesta quanto scoperto dal Noe e dall’Arpa. Sul caso c’è un ampio carteggio tra i vari enti ed istituzioni a testimoniare che l’ordinanza con la quale viene imposta la bonifica (non ancora eseguita) del terreno in questione non nasce dall’oggi al domani ma da tre anni di certosina istruttoria.
Da quanto risulta inoltre agli atti, la Procura avrebbe anche individuato il responsabile dell’inquinamento e quindi degli sversamenti illeciti.
Fino ad oggi, tutta l’inchiesta era caduta un po’ nel dimenticatoio per l’opinione pubblica con ampie rassicurazioni per la popolazione della Piana di Venafro. Ovviamente, va detto che al momento non sussiste alcun allarme circa il possibile inquinamento delle falde acquifere in quanto la stessa Procura nel 2014 – nell’ambito dell’indagine «Cover Waste» – dichiarò che non erano state interessate.
Le indiscrezioni che parlavano di un ingente quantitativo di rifiuti sotterrati nella Piana di Venafro tra dieci e venti anni addietro almeno, stando a quanto riferito da testimoni ascoltati negli anni scorsi dai Carabinieri con tanto di sversamenti notturni da parte di camion che uscivano dal Nucleo industriale di Pozzilli, potrebbero adesso aver trovato qualche riscontro. Oppure no. Sarà eventualmente la magistratura a stabilirlo.
Ricordiamo che all’epoca degli scavi in uno dei terreni esaminati vennero rinvenuti dei bidoni/fusti sospetti.
Nel dettaglio, a meno di otto metri di profondità saltarono fuori: materiale argilloso sulla cui sommità erano presenti sottili strati di colore nero emananti le esalazioni tipiche degli idrocarburi; rifiuti provenienti dalle opere di costruzione e di demolizione edili; rifiuti di materiale plastico nonché buste contenenti, nel passato, calce idrata, caratterizzate dalla “x” nera su fondo arancione indicante materiale irritante; terreno di colore nero, probabilmente impregnato di oli minerali esausti di natura da definire ed emanante il caratteristico odore degli idrocarburi; residui solidi di forma ovoidale provenienti dalle lavorazioni delle fonderie; rottami ferrosi, filtri di olio motore e pezzi in materiale plastico provenienti dalla demolizione di veicoli; tubi in plastica, cavi elettrici, pezzi di guaina catramata, materiale bituminoso, provenienti dalle lavorazioni edili; onduline in fibrocemento, contenente probabile cemento amianto; travi e varie barre in metallo di grandi dimensione di cui una ancorata ad un basamento in calcestruzzo; blocchi di asfalto di medie dimensioni; e, infine, materiale non identificato, solido compatto, di colore verde chiaro di natura da definire e chiarire.
Chiarimenti che, a questo punto, potrebbero essere stati resi dalle analisi di laboratorio con la scoperta di elevati valori di diverse sostanze chimiche…

Ric. Pre.

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