Altro che bilancio. Alle 21, il Consiglio regionale sta ancora discutendo d’altro. Sta discutendo di sanità. Inaspettatamente, della modifica della governance della Fondazione Giovanni Paolo II.

Mercoledì 27 aprile la giunta regionale ha deliberato di dare mandato al presidente di proporre alla Università Cattolica del Sacro Cuore la modifica dell’articolo 8 dello Statuto della Fondazione, conferendo il potere di nomina dei componenti del Consiglio di amministrazione “in numero di 4 al presidente della Regione Molise e in numero di 1 al Cda dell’Università Cattolica su proposta del Rettore”. Il cambiamento discusso in via informale col rettore Anelli e il direttore amministrativo della Cattolica Elefanti, ma che l’Ateneo – una volta che è diventato di dominio pubblico dopo la conferenza stampa del governatore Frattura insieme ai parlamentari dem Ruta e Leva – pareva aver sconfessato, respingendo ipotesi di ‘cogestione’ del centro di ricerca e cura. Poi un ulteriore chiarimento, in cui – al netto delle posizioni delle parti – sembrava un dato di fatto la circostanza che per decidere qualunque cosa la Cattolica ha bisogno di una proposta formale. La proposta formale arriva con la delibera di giunta del 27 aprile. Pochissime ore dopo, approda in Aula l’ordine del giorno a firma del capogruppo dem Francesco Totaro. Che a quel mandato dell’esecutivo dà una copertura programmatica (del Consiglio) e politica (della maggioranza). Non se lo aspettava nessuno.

Totaro chiede la parola e sollecita l’iscrizione e l’immediata discussione dell’ordine del giorno che condivide il mandato attribuito dalla giunta al presidente a proporre la modifica dello Statuto della Fondazione Giovanni Paolo II alla Cattolica. Iorio, per il centrodestra, dice subito no. Non è nemmeno urgente, dice. Senza contare che non si conosce l’idea della controparte, a cui si mette così una “pressione psicologica”. Rileva che l’operazione è politica, perché altrimenti il Consiglio deve dare copertura ad una decisione della giunta?

La delibera, aggiunge Federico per i 5 Stelle, pubblicata sul sito della Regione solo due ore prima della sua discussione in Aula e l’operazione – la sua censura – è stata partorita nella sede del Pd. In sede di dichiarazione di voto annuncia che lui e Manzo non prenderanno parte al voto. “Non stiamo deliberando l’esproprio della governance, l’università può dirci sì o no”, spiega Frattura. Ribadisce che l’ipotesi aiuta a realizzare meglio l’integrazione fra Cardarelli e Fondazione proposta nel piano operativo straordinario. La strada è tracciata. Prima di esaminare, finalmente i documenti di bilancio, l’Aula si pronuncia per appello nominale: 13 sì (maggioranza compatta), tre no, due non partecipano al voto e tre assenti.

 

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.