Tutta colpa di un mancato invito alla riunione di maggioranza: psicodramma e crisi sfiorata in Consiglio regionale per la maggioranza. Crisi sfiorata perché con 11 voti la coalizione che sostiene il governatore Frattura è autosufficiente, pure se per un pelo. Ma in Aula tuonano Niro e Totaro: serve una verifica, il presidente deve chiarire. Le minoranze colgono l’occasione al volo. Iorio incalza: alla prossima seduta (perché a questa è assente) il capo dell’esecutivo deve riferire cosa sta accadendo. Federico invece tira giù il sipario: se questo è il clima, meglio chiudere qui la legislatura e andare tutti a casa.
In apertura di seduta la commemorazione per la nascita dell’idea di Unione europea – il cui simbolo è la Dichiarazione pronunciata da Schuman a Parigi il 9 maggio del 1950 –, per l’assassinio di Peppino Impastato per mano della mafia e il ritrovamento del corpo di Aldo Moro ucciso dalle Br il 9 maggio 1978. La presidenza dell’Assemblea legislativa, spiega Cotugno, insieme all’Ufficio scolastico e al Parlamento europeo ha parlato di Europa sul territorio e nelle scuole rimarcando «l’importanza dei valori che hanno ispirato i padri fondatori nell’immaginare l’unione tra i vari Stati europei; abbiamo analizzato le prospettive future che l’Europa ci offre e seppur con spirito critico, abbiamo riconosciuto il valore di restare uniti».
Dopo il minuto di silenzio in onore di Moro e Impastato la seduta del Consiglio regionale si fa subito nervosa: dal sollecito di Scarabeo alla giunta che non risponde alle sue interrogazioni nei tempi regolamentari alla vera e propria richiesta di verifica della maggioranza da parte di Niro e Totaro. In mezzo Sabusco che interviene per esprimere rammarico perché la sua assenza all’ultima seduta ha consentito l’approvazione della legge sull’Egam che lui non condivide affatto. Era assente perché ha dovuto sostenere un controllo medico fuori regione mentre prima era possibile eseguirlo qui, ha detto senza risparmiare critiche al riordino in atto e ai vertici della sanità.
Ma il vero e proprio caos si scatena quando prende la parola Vincenzo Niro. È stato un articolo di Primo Piano Molise a provocare il cortocircuito nel centrosinistra che governa la Regione. Lunedì, all’ora del pranzo, un briefing in un ristorante fra l’operativo e l’informale – chi vi ha partecipato infatti minimizza e non la considera una vera e propria riunione di maggioranza con tutti i crismi – a cui però sono stati invitati solo in 11. Comunque, i quattro che hanno votato contro la legge sull’Egam non sono stati chiamati dallo staff del governatore. Si tratta appunto di Niro, dell’ex capogruppo dem e oggi fondatore di Mdp in Molise Totaro, dell’ex assessore e pure lui ex Pd (oggi Sinistra italiana) Petraroia e dell’attuale capo dei democratici a Palazzo D’Aimmo Scarabeo. Frattura, dopo le primarie del 30 aprile, era stato piuttosto eloquente: per il 2018 si riparte dalla maggioranza consolidata in Consiglio. Per lui l’Egam è stato uno spartiacque. «Non chiudo la porta a nessuno – aveva commentato il governatore -, ma c’è chi ha scelto di stare fuori dalla maggioranza». E così, all’incontro-pranzo di lunedì ha chiamato chi ha dimostrato lealtà e condivisione nel banco di prova più difficile per la maggioranza. «Ad oggi – scandisce offeso Niro che rifiuta l’etichetta di ribelle e dichiara di aver appreso tutto dalla stampa, cioè da Primo Piano – faccio ancora parte della maggioranza eletta nel 2013 e non capisco perché non sono stato invitato. Per questo sono costretto a rinnovare la mia richiesta di verifica della maggioranza». Chiede a Cotugno di farsi portavoce con Frattura, il presidente della Regione deve chiarire il perimetro. Totaro gli dà manforte. Sarcastico, bolla l’incontro a tavola come una «riunione di corrente più che di maggioranza», «Frattura ha riunito la sua componente», aggiunge riconducendo la manovra a scopi elettorali in vista delle regionali del 2018. Alla fine, tutti concordano tranne i grillini: il capo dell’esecutivo dovrà riferire in Aula sulla tenuta e sui confini della sua maggioranza.
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