E pensare che questa estate avrebbe dovuto essere quella del completamento dell’elettrificazione della linea ferroviaria molisana fino a Campobasso. Ipotizziamo: da settembre, avrebbero dovuto annunciare amministratori e Ferrovie dello Stato, in treno fino a Roma in due ore e su mezzi comodi, nuovi e performanti. Invece, il 25 luglio scorso Trenitalia ha comunicato che l’interruzione da Isernia a Campobasso sarà prolungata fino a dicembre 2023. Con una semplice nota ai sindacati, come se fosse una cosa del tutto ordinaria.
Tempi biblici per un’opera molto attesa dal Molise e adeguatamente finanziata. A riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, che la locuzione XX Regione – coniata perché è l’ultima nata – a Roma significa davvero “l’ultima”. Quella mai presa in considerazione. Le esigenze e i diritti dei suoi residenti (che pagano le tasse come tutti gli altri)? Possono aspettare. I molisani continueranno a viaggiare a lungo sui bus sostitutivi, a salire – a Isernia (per poche corse), Venafro o Roccaravindola – su convogli ancora a gasolio che poi magari nel Lazio si fermano prima della Capitale (e si ricomincia con l’attesa di un pullman che arriva da chissà dove). Odissea che spesso si ripete anche nel tragitto di ritorno. Tutto questo, sostanzialmente, finché Rfi vorrà. Sintesi estrema, ma il fatto è che al momento non è neanche chiaro il motivo di questo secondo slittamento dei tempi.
«Contrariamente a quanto appreso poco più di sei mesi fa nella riunione tenutasi presso la Sala Parlamentino di Palazzo Vitale direttamente dal presidente della Regione Toma e dagli assessori Pallante (trasporti) e Niro (infrastrutture), il rappresentante di Trenitalia – denunciano i segretari di Cgil, Cisl e Uil (Ranieri, Notaro e Boccardo) insieme alle sigle di categorie – ha invece affermato che il prospetto informativo rete di Rfi prevede un prolungamento dell’interruzione della tratta Campobasso-Isernia fino al dicembre 2023, non già ad ottobre 2022 con uno slittamento di ben 15 mesi rispetto ad un cronoprogramma che era già stato oggetto di una precedente revisione (secondo le stime iniziali i lavori si sarebbero dovuti concludere entro 30 mesi con il completamento del primo lotto Roccaravindola – Isernia ad ottobre 2021 e del secondo lotto Isernia-Campobasso nell’estate 2022).
Il ritardo nei lavori fin qui accumulato (e che aveva determinato il primo slittamento nel timing) era stato ricondotto al periodo pandemico. Lo scorso autunno Regione, Rfi e Trenitalia nel comunicare la riapertura della stazione di Isernia (di cui però ancora oggi i sindacati chiedono la completa riattivazione) assicuravano che per il tratto da Roccaravindola a Isernia c’era solo da attendere i tempi tecnici del collaudo, previsto per la primavera del 2022. Dal capoluogo pentro, però, ad oggi parte la metà delle corse in treno verso Roma. Per le altre si deve arrivare in bus fino a Venafro o Roccaravindola.
Elettrificazione quasi fuori tempo massimo (considerando lo spopolamento inesorabile causato anche dalla mancanza di infrastrutture e servizi di mobilità dignitosi) e che procede a passo di lumaca. Cgil, Cisl e Uil sollecitano alla Regione «un urgente chiarimento al fine di essere aggiornati tempestivamente sul reale stato di avanzamento delle opere di ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie» e il «ripristino funzionale della stazione di Isernia in modo da poter consentire al vettore ferroviario la riprogrammazione di partenze e arrivi da tale stazione rendendo il servizio più dignitoso anche rispetto agli interscambi bus-treno».

r.i.

(foto da lestradeferrate.it di Rosario Serafino)

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.