Sono solo canzonette? Non proprio. Perché nelle canzoni, impegnate o meno, c’è sempre un lato serio.
Il Molise esiste. Già: purtroppo, fortunatamente, nonostante tutto. Ognuno utilizzi l’avverbio che sente più suo. Ma il Molise esiste. Ad addolcire il 54esimo anno di vita della XX Regione – che sembra avere sempre meno da festeggiare – la band Cantine riunite. Con una canzone che in due giorni su Youtube ha totalizzato 3.500 visualizzazioni: non un record, ma un successo sì. Nessuna pubblicità ad annunciarlo, solo il passaparola sui social.
La canzone è una rivendicazione di molisanità. Il video (film maker è William Mussini), spiegano gli autori, è «realizzato considerando lo straordinario paesaggio della regione, attraverso il viaggio inaspettato, difficile ma ricco di sorprese di un personaggio che per la prima volta arriva in Molise». Un personaggio – ricco, ben vestito e ben auto munito – che sulla mappa, ovviamente, il Molise non lo trova: il Molise non esiste, risponde il navigatore. Ma è fortunato, incontra un autostoppista che deve andare proprio nella regione che non c’è. E così non è chiaro chi dei due porti l’altro.
L’argomento, è vero, è più che abusato. Il testo assolutamente no. Semplice eppure profondo. Per esempio: «Il Molise è quel che abbiamo, nel Molise resteremo. Fino a quando noi lo avremo non lo cambieremo». Che va bene, se – come le Cantine riunite cantano – vuol dire difesa dell’immenso patrimonio ambientale e artistico di questa regione. In Molise il cielo ha dei colori che anche solo a due passi, nelle città medio-grandi di Lazio e Abruzzo (per non parlare dei grandi agglomerati pugliesi e campani) se li sognano ormai. Il rovescio della medaglia, poco analizzato perché il Molise si è sempre dovuto difendere dall’indifferenza del resto d’Italia e ha trovato nell’orgoglio di sé la chiave di volta, è che la poca propensione al cambiamento – assolutamente un tratto distintivo della comunità – può diventare una condanna a condizioni economiche e sociali sempre più difficili e marginali.
«Questo è il nostro posto, non vogliamo più abbuffini», «il molisano è tosto, una vera corazzata». Non a caso, un tuffo nella storia, «il popolo Romano che tutto ha conquistato ai piedi dei Sanniti, battuto, si è fermato». Oggi, invece, «solo per il meteo veniamo ricordati e solo se l’inverno ci ha sepolti e congelati». Dati di fatto o must in cui ci si è accomodati durante gli anni. Intanto il manager, ‘abbandonato’ dal giovane molisano arrivato a destinazione, si addentra da solo – e si perde – per strade dissestate, con lavori in corso. E intanto scorrono le immagini di una «regione senza tempo» e «senza fine»: il mare, la montagna, valli straordinarie. Il viandante si ferma ovviamente in una tipica osteria, tenta di arrivare a destinazione. Niente, poi si arrende: incontra la band e si lascia conquistare dal Molise.
«Neve, vento, pioggia o sole a catinelle noi non ci fermiamo a zampogne o mozzarelle», è l’avviso a Checco Zalone. Più direttamente: «Checco, jamme bell a Roccaraso!». Il Molise, ovviamente, «combatte e resiste». Ma – attenzione – «è per chi capisce». Il Molise – fare ancora più attenzione – «stupisce, gioisce, ferisce». r.i.

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