La guerra di liberazione dell’Italia dal nazifascismo condotta dall’8 settembre 1943 non finì il 25 aprile 1945, ma quel giorno è stato scelto come simbolo perché in quella data cominciò la ritirata dei tedeschi e dei soldati della Repubblica di Salò da Milano e Torino, in seguito allo sfondamento della Linea Gotica da parte degli alleati e all’azione della Resistenza.
Su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il 22 aprile 1946, il Re Umberto II emanò un decreto: «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale». La ricorrenza venne celebrata anche negli anni successivi, ma solo nel 1949 è stata istituzionalizzata come festa nazionale, insieme al 2 giugno, festa della Repubblica.
«Le celebrazioni, quest’anno, arrivano in un momento in cui la riflessione sull’antifascismo e su tutto ciò che è compressione dei diritti e delle libertà fondamentali, così come sulla universalità e modernità della nostra Carta costituzionale, risulta ancor più necessaria ed urgente», ha dichiarato ieri la capogruppo del Pd in Regione Alessandra Salvatore a nome anche dei colleghi Fanelli e Facciolla. Le norme costituzionali «che pongono al centro i diritti e le libertà fondamentali, individuali e collettive, sono il frutto del lavoro di donne e di uomini, dalle più diverse estrazioni politiche, che, dopo avere subito, sulla propria pelle, la negazione di quei diritti fondamentali durante la dittatura nazifascista, dopo avere partecipato alla lotta di liberazione partigiana (gran parte delle madri e dei padri costituenti hanno avuto un ruolo attivo), hanno voluto mettere tutti noi al riparo dal rischio che potessero di nuovo verificarsi analoghe condizioni liberticide. Tutta la Costituzione repubblicana (non solo la XII disposizione transitoria e finale, secondo cui “è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) rappresenta strutturalmente la condanna del nazifascismo e, quindi, di ogni totalitarismo».
Tra le iniziative previste oggi in Molise, quella organizzata da Cgil, Cisl, Uil, Auser, Anpi e diverse associazioni antifasciste, a Monte Marrone (Rocchetta al Volturno). A partire dalle 10, la manifestazione durante la quale sarà deposta la corona in ricordo del partigiano Giame Pintor nei pressi del cippo che lo ricorda. Sempre insieme all’Anpi Molise, a partire dalle ore 9.30 di stamane, il sindacato partecipa alla passeggiata storica nella toponomastica resistenziale di Campobasso. Il percorso ha come punto di partenza la casa dell’antifascista Giovanni Tucci in via Monsigor Bologna. Nella mattinata di sabato 27, inoltre, la Cgil e l’Anpi, in collaborazione con i Comuni di Trivento e Salcito, proporranno, nei comuni Trignini, il ricordo della Banda Partigiana Porfirio e di Maria Ciarravano con un’iniziativa dal titolo “Nei luoghi della Resistenza molisana”.
Intanto, da poche ore è diventata legge la norma che prevede la presenza di associazioni anti abortiste nei consultori. «Soldi pubblici, di e per tutte, vengono dati a favore di persone e associazioni che vedono l’aborto come un peccato e che pretendono di imporre il proprio pensiero a tutte», il commento della segretaria confederale Cgil Molise Sabrina Del Pozzo. «Alla vigilia del 25 Aprile riaffermiamo i valori della libertà e della democrazia. Se oggi penso alla Resistenza penso alle donne, ma penso anche alle lavoratrici e ai lavoratori che devono avere la prima parola e che invece spesso non possono permettersi di avere neppure l’ultima».

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