Nel 2016 i molisani erano 310mila e 400. Nel 2017 sono scesi di duemila unità: 308mila e 400.
Gli indicatori demografici dell’Istat segnano in regione il tasso di variazione negativo più alto in Italia: -6,6 per mille. In Italia, complessivamente i residenti sono 60 milioni 494mila, circa 100mila in meno rispetto all’anno precedente (-1,6 per mille).
A ‘condannare’ il Molise, il saldo naturale e quello migratorio interno. Nel conto fra nascite e decessi il saldo negativo è ‘meno 1.800’. Positiva, invece, la differenza fra chi si è iscritto all’anagrafe in Molise e proviene dall’estero e chi invece si è cancellato per emigrare all’estero: è pari a 1.900. Ma invece è più alto il numero di chi lascia la regione per altri comuni italiani rispetto a chi la sceglie per venirci a vivere: in questo caso il saldo migratorio interno è ‘meno 1.200’. Negativo, per altre mille unità, pure quello che l’Istat chiama saldo migratorio per altri motivi che prende a riferimento, per esempio, soggetti prima cancellati per irreperibilità e poi ricomparsi (per quanto riguarda le iscrizioni) e soggetti cancellati perché risultati non più residenti in base a un accertamento anagrafico (per le cancellazioni).
Nel 2017 in Italia, inoltre, si è registrato un nuovo minimo storico per le nascite con solo 464mila nuovi nati (-2% rispetto all’anno precedente). Il dato interessa gran parte del territorio, con punte del -7,0% nel Lazio e del -5,3% nelle Marche. Soltanto in quattro regioni si registrano incrementi: Molise (+3,8%), Basilicata (+3,6%), Sicilia (+0,6%) e Piemonte (+0,3%).
Nonostante un livello inferiore di nascite, il numero medio di figli per donna, pari a 1,34, è invariato. Su base regionale la fecondità presenta, come di consueto, significative differenze che vedono primeggiare le regioni del Nord (1,39 figli per donna) nei confronti di quelle Centro (1,28) e del Mezzogiorno (1,30). Con 1,75 figli per donna la Provincia di Bolzano si conferma nel 2017 la regione più prolifica del Paese, seguita piuttosto a distanza dalla Provincia di Trento (1,50), dalla Valle d’Aosta (1,43) e dalla Lombardia (1,41). All’opposto, le aree del Paese dove la fecondità è più contenuta sono tutte nel Mezzogiorno, in particolare Basilicata (1,23), Molise (1,22) e Sardegna (1,09). L’età media al parto, in continuo aumento in Italia sin dal 1980 (27,5 anni) nel 2017 è stata pari a 31,8 anni.
I decessi l’anno scorso sono stati invece 647mila, 31mila in più del 2016 (+5,1%). La mortalità generale aumenta per tutte le regioni senza eccezioni. L’incremento La varia da un minimo del +0,1 per mille in Trentino Alto Adige a un massimo del +1,2 per mille nel Molise. «La cifra grezza del tasso generico di mortalità – spiega l’Istat – documenta, inoltre, che le regioni a più forte mortalità sono quelle che presentano una maggiore invecchiamento della popolazione: Liguria (14,1 per mille), Molise (12,7), Umbria (12,3) e Marche (12,2)».
Complessivamente, il saldo naturale della popolazione nel 2017 è negativo (-183mila) e registra un nuovo minimo storico.
Aumentano gli stranieri. Il saldo migratorio con l’estero, positivo per 184mila unità, registra un incremento sul 2016, quando fu pari a +144mila unità. Crescono le immigrazioni, pari a 337mila persone (+12%) mentre diminuiscono le emigrazioni, 153mila (-2,6% ).
Le regioni che accolgono più immigrati, a prescindere dalla cittadinanza, sono quelle del Nord che attraggono 6,4 neo cittadini ogni mille residenti, contro una media nazionale del 5,6 per mille. Il Molise, però, ha un tasso immigratorio molto superiore alla media: 8,5 per mille abitanti.

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