L’ennesima odissea del Campobasso-Roma rovina il rientro di tanti pendolari che avevano ‘tirato il fiato’ da studio e lavoro per qualche giorno.
Il convoglio in partenza da Isernia alle ore 17,49 l’altro giorno sembrava più una scatola di sardine che un ambiente in cui trascorrere due ore di viaggio in condizioni agevoli. Arrivato già pieno in ogni ordine di posti dal capoluogo molisano, il treno è stato letteralmente preso d’assalto dalle decine di persone che attendevano sulla banchina. Ebbene i viaggiatori ‘isernini’, con estremo disappunto, non hanno potuto fare altro che entrare a fatica e cercare invano un piccolo spazio in cui sistemarsi. Impossibile trovare una poltrona, ma l’emergenza risiedeva nel fatto che nei vagoni non c’era posto nemmeno in piedi. E così mentre qualcuno è riuscito a sistemare la valigia in un angolino e a sedersi su quella ‘sedia’ di fortuna e traballante, c’è stato qualcun altro che, portando con sé la bicicletta, ha dovuto incastrarsi tra la folla, quasi per far combaciare i pezzi di un puzzle. Tra gli inconvenienti dell’aria irrespirabile e dello spazio vitale pari a zero, il treno ha ripreso la sua corsa verso la capitale. Una nuova emergenza si è vissuta a Venafro, dove per la verità erano in pochi a dover salire, ma il problema vero si è avuto a Cassino. Nella fermata della città laziale, di cui da tempo viene chiesta l’abolizione dai pendolari molisani, ad aspettare il convoglio c’era almeno un altro paio di decine di persone. A quel punto i controllori hanno ‘intimato’ loro di non salire a bordo, altrimenti non avrebbero potuto dare l’ok alla lartenza, ma alcuni pendolari, incuranti degli annunci del personale delle ferrovie, sono entrati. C’è mancato poco che il clima, già per nulla disteso, si facesse rovente. In tutto ciò, ironia della sorte, il Campobasso-Roma è riuscito ad arrivare con puntualità svizzera alla stazione Termini e soltanto lì, finalmente, i viaggiatori hanno potuto porre fine al solito incubo che si ripropone in coincidenza di ogni rientro dalle festività.
L’episodio ha rimesso in luce un problema annoso contro cui i pendolari si stanno battendo da tempo. Da un lato si chiedono treni più capienti, almeno in questo tipo di occasioni e dal’altro la cancellazione della fermata di Cassino, prediletta dai residenti di quell’area, in quanto riduce i loro tempi di arrivo a Roma, rispetto ai treni regionali, ma che causa un consueto affollamento del treno.
VC

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