Scade sabato il termine per candidarsi alla nomina nella Commissione Pari opportunità del Consiglio regionale.
L’avviso è stato infatti pubblicato sul Burm del 1 agosto. La Commissione è uno degli organismi subregionali per cui si prepara la classica infornata al rientro dalle ferie istituzionali.
Intanto, però, interviene la Consigliera di parità Giuseppina Cennamo, per la quale prima di partire con un nuovo bando sarebbe stato utile e opportuno modificare la legge che istituisce e regola la Commissione.
Intanto perché la legge 23/200 a suo parere «non risponde al principio costituzionale di parità di cui all’articolo 3 della Costituzione, benché richiamato dall’articolo 1 della legge medesima». Spiega l’avvocatessa che in questo caso si rileva una discriminazione al contrario. La Commissione promuove le pari opportunità, «non può essere quindi composta di sole donne, altrimenti si discriminano gli uomini». Pensata 18 anni fa, quando effettivamente il percorso verso l’accesso delle donne alle cariche istituzionali era davvero agli inizi, la norma anche nella composizione dell’organismo è datata. «Al Comune di Campobasso abbiamo costituito una Consulta femminile, di sole donne, ma si tratta di un organo del tutto diverso», aggiunge Cennamo.
Sarebbe, quindi, necessario modificare la legge anche nel numero dei componenti: 14 sono tanti, 15 perché dopo il varo del Codice di parità lei ne fa parte di diritto. Spesso non si raggiunge il numero legale per tenere le sedute. E, per esempio, anche per questo intoppo la Commissione non è stata neanche ascoltata in sede di lavori per il nuovo Statuto. Viene meno, così, la stessa funzione della Pari opportunità.
Meno componenti, uomini e donne, e che abbiano rappresentanza territoriale. Queste le modifiche alla legge che la integrerebbero e renderebbero più attuale.
Una iniziativa che Cennamo ha chiesto in una nota inviata al presidente del Consiglio e ai consiglieri regionali «onde non procrastinare ulteriormente la violazione del summenzionato principio costituzionale».

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