Il grido d’allarme lanciato dal procuratore D’Angelo ha risvegliato le coscienze, ha dato una scossa alle istituzioni tutte, ha procurato un senso di disagio in chi, forse, per troppo tempo ha nascosto il problema in un territorio considerato ormai a torto un’isola felice. L’appello del capo inquirente della procura di Campobasso sull’emergenza droga ha squarciato un silenzio che durava da troppo tempo. E oggi anche l’Ordine degli psicologi del Molise prende posizione e ringrazia D’Angelo «per aver finalmente posto l’attenzione su aspetti che vanno al di là del piano prettamente legale» scrive il presidente Nicola Malorni. Perché il problema droga pur interessando migliaia di molisani tra cui moltissimi giovani «resta ancora fortemente trascurata da istituzioni, servizi e cittadini, non tanto sul piano della “cura”, quanto su quello della prevenzione».
«Senza avere la pretesa di spiegare un fenomeno di cui va riconosciuta innanzitutto la complessità eziologica – dice Malorni – ritengo che l’emergenza droga possa essere letta anche come espressione di una pervasiva frustrazione che accomuna tutti noi e sembra condannarci ad una ricerca tanto pressante quanto invalidante della felicità, del successo, della giovinezza, del talento, dell’appagamento immediato dei desideri, di evitamento delle rinunce e delle frustrazioni, del pensiero della malattia e della morte. Ossessioni, queste, di cui non riusciamo a liberarci e che, alimentando il “sistema dei consumi”, antepongono tra i nostri bisogni primari la ricerca e il consumo incessante della felicità».
Come sempre i numeri, quelli nudi e crudi, ci danno la cifra del problema. Il presidente degli psicologi accende i riflettori sul report della Comunità di San Patrignano redatto in occasione e dei suoi 40anni di attività. Dal dossier emerge che la droga più utilizzata da 9 ragazzi su 10 è la cocaina. A seguire cannabis, eroina, ecstasy, ketamina, anfetamina e allucinogeni. «Allarmanti» sono anche i dati riferiti all’età di insorgenza della patologia: l’età media di ingresso a San Patrignano è di 28 anni. Il primo contatto con le sostanze stupefacenti per 1 ragazzo su 2 è avvenuto entro i 14 anni. Sale a 18 anni di età il primo contatto con la cocaina (per 1 ragazzo su 2) e con l’eroina (per 1 su 4).
«Lasciamo che i nostri figli nascano e crescano in una società in cui tutto sembra drogato – il lavoro, l’economia, il tempo, la comunicazione – e anche le relazioni familiari sono “drogate”: si corre per accumulare, consumare, espandersi prima possibile e più che si può» commenta Malorni.
In un contesto del genere «anche la conoscenza di sé che la Psicologia tenta di indicare come via regia per il benessere collettivo – rivela il presidente dell’Ordine degli psicologi – è ampiamente scomunicata dalla ricerca spasmodica di soluzioni rapide ai problemi», a queste soluzioni preferiamo «consulenze usa e getta».
Infine un richiamo alla politica in particolare a coloro nella nostra Regione che hanno «bandito la prevenzione e la promozione del benessere dalle politiche sanitarie e sociali, che non investono in progettualità a lungo termine o nella stabilizzazione della Psicologia nei nostri servizi, a coloro che continuano a favorire interventi in emergenza o protesici, spesso imbustati dietro etichettature di “interventi di prevenzione”», a questi il presidente dell’Ordine degli psicologi del Molise chiede che «si astengano finalmente dal farsi anch’essi interpreti della stessa economia drogata del consumo veloce, immediatamente appagante, falsamente risolutivo». Basta soluzioni usa e getta, occorrono invece «azioni di sistema, visioni che contemplino interventi multidisciplinari costanti su tutte le fasi di sviluppo, con particolare attenzione alla fase evolutiva lungo tutto l’arco dell’infanzia e dell’adolescenza». L’invito quindi a tutti gli Ordini professionali, ai dirigenti, agli amministratori, alle istituzioni, alla scuola, agli ambiti sociali, al terzo settore, alla chiesa e alle famiglie a rispondere tutti insieme all’appello del procuratore D’Angelo, «pretendendo che si investa finalmente e con una progettualità efficace in servizi e interventi psicologici di sistema, senza trascurare la multidisciplinarietà degli stessi, e in tutti i contesti dove si lavora sui processi identitari della famiglia e dei giovani, a partire almeno dalla scuola dell’infanzia».
«All’appello del procuratore D’Angelo abbiamo il dovere di rispondere con proposte di interventi psicologici, sociali ed educativi in grado nel medio-lungo termine di generare trasformazioni profonde e durature, provando a sopportare la frustrazione dell’attesa e la rinuncia al possesso della soluzione immediata» conclude Malorni.

L’idea della Romagnuolo: «Un osservatorio regionale permanente con a capo padre Lino»

Un osservatorio regionale permanente sulla droga, composto da esperti seri e professionisti capaci, e presieduto da padre Lino Iacobucci «un vero maestro di vita, il primo in assoluto nel Molise a promuovere da anni una politica sociale e di recupero nei confronti di tanti giovani e di tanti padri e mamme di famiglie». La proposta viene avanzata dalla consigliera regionale Aida Romagnuolo e presto sarà sottoposta anche all’attenzione del governatore Toma. Il grido d’allarme del procuratore D’Angelo che ha dichiarato guerra alla droga è stato raccolto e rilanciato da Padre Lino. «Se a scendere in campo sono questi due grandissimi personaggi – dice la Romagnuolo – allora vuol significare che bisogna promuovere una seria politica di sostegno e di impegno sociale capace di aiutare contemporaneamente i giovani che fanno uso di droga e contestualmente le loro famiglie che hanno urgente bisogno di essere sostenute».

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