Gli interrogatori di convalida degli arresti hanno fornito nuovi elementi, ovviamente tutti da verificare, che potrebbero ricostruire il traffico di droga scoperto dalla Squadra Mobile di Campobasso con l’operazione Avamposto. Dopo Vincenzo Zeoli, anche Giuseppe Bruno, il foggiano di 50 anni finito in manette ha fornito la sua versione dei fati di fronte al gip Libera Maria Rosa Rinaldi. L’uomo, che ha già dei precedenti per reati analoghi, ha risposto in merito alla cocaina e ai 40mila euro, suddividi in mazzette, trovati dagli agenti nella villetta di Oratino.
Il legale Antonietta De Carlo, ha innanzitutto evidenziato come la posizione del suo assistito sia differente rispetto a quella dell’ex guardia giurata campobassana, ma ha dichiarato «che certamente la droga ipotizzata dagli investigatori non è la stessa sequestrata». Dunque non un chilo di cocaina, ma 180 grammi che Giuseppe Bruno ha ammesso di possedere. Il denaro rinvenuto nella stufa della villetta sarebbe invece «il guadagno di una compravendita di auto, attività di cui si occupa da quando si è trasferito in Molise».In nero, come ha ammesso lo stesso Bruno davanti al giudice. Nulla a che vedere, la tesi del legale, con il traffico di droga. «La scelta di venire in Molise – ha ancora evidenziato il legale – era dovuta alla necessità di rifarsi una vita. A Foggia si sentiva di discriminato a causa dei suo precedenti penali». Sulla strategia difensiva l’avvocato non si pronuncia, «è presto – ha detto – voglio leggere con attenzione con il fascicolo e ponderare bene ogni scelta.

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